Con questo post vorrei mostrare un video di quindici minuti realizzato dall’Università di Teramo:
"Sguardi incrociati, storie di emigranti fra l’Abruzzo e il Canada"
L’esistenza nella raccolta dell’Università di Teramo di tre fonti (legate al tema dell’emigrazione : partenza per il Canada per stabilirvisi - viaggio in visita a parenti ed amici e, infine, ritorno in patria dopo un periodo all'estero), tre fonti relative a tre periodi diversi ed appartenenti a tre distinti nuclei familiari.
Questa documentazione ha suggerito la possibilità di riflettere sul modo in cui la permanenza all’estero possa cambiare lo sguardo di chi rientra ai luoghi d'origine.
Il video ha una struttura a blocchi, semplice, che rispetta l’omogeneità dei tre gruppi di filmini usati, e viene introdotto da una sequenza iniziale che, precedendo il titolo e ponendosi quindi come antefatto, attribuisce un ruolo centrale al testo del commento.
1^ PARTE
2^ PARTE
".......Il ruolo della voce fuori campo, che dà il taglio interpretativo sia al film che al progetto in cui nasce, è sottolineato dalla scelta delle immagini, fotografie di emigranti più o meno note alternate a pochi fotogrammi tratti dai filmini familiari, sequenze così brevi da non consentire di identificare un personaggio o una situazione e che servono semplicemente ad illustrare ambienti e individui evocati dal commento.
Grazie all’uso del linguaggio cinematografico è stato possibile non rispettare la consequenzialità cronologica tipica della narrazione storica e seguire le vicende di tre diverse famiglie in periodi differenti: l’intersecarsi di punti di vista diversi ha fatto emergere alcuni degli elementi acquisiti dalla storiografia sulle migrazioni, come l’importanza dell’alimentazione e dei connessi riti della tavola. In questo caso l’abbondanza di immagini legate ai pasti ha quasi imposto di sottolineare il ruolo centrale della convivialità nella vita degli emigranti e, rispettando il modo in cui i pranzi sono stati ripresi nei film delle diverse famiglie, sono stati messi in luce i differenti aspetti già sottolineati dalle ricerche: da un lato le ragioni culturali e simboliche legate al permanere di una cucina tradizionale, che rinforza il legame col paese d’origine ed esorcizza la memoria della fame perpetuando un’abbondanza non più necessaria; dall’altro, il ruolo giocato dalla convivialità nel rinsaldare i legami familiari allargati.
In altri casi invece sono state le singole sequenze, talvolta brevi e apparentemente slegate dal contesto, a sviluppare un percorso di ricerca tra le immagini per far emergere alcuni temi che, ben conosciuti dalla ricerca storica, erano quasi «nascosti» fra le inquadrature.
In un veloce passaggio, ad esempio, c’è un uomo che suona una fisarmonica e il cui sguardo, dapprima rivolto verso la cinepresa, scende verso il basso; l’obiettivo lo segue fino a scoprire un bambino che
compie gli stessi gesti. La sequenza mostra con immediatezza e semplicità una sorta di «passaggio del testimone» della tradizione, illustra quel processo di costruzione di gruppi con un forte senso dell’appartenenza etnica, appena mitigata dalla necessità di adattarsi alla comunità di accoglienza, che è stato oggetto di molti studi dedicati alle diverse Little Italy. Guardando nuovamente le immagini dei film degli emigranti da questa angolazione sono però emersi altri elementi, sfumature forse meno note di questo senso della comunità: infatti quest’ultimo è sembrato essere inseguito da chi si recava all’estero per un breve soggiorno con un’attenzione quasi maggiore a quella degli stessi emigranti, come a voler cercare fuori dall’Italia la conferma di una certa immagine del paese, inevitabilmente oleografica, «l’immobilità di una tradizione rassicurante e di un Abruzzo ampiamente immaginario».
Infine, talvolta è stato l’uso di una narrazione tipicamente cinematografica a far emergere i nessi fra le immagini sollevando nuove domande: così, ad esempio, il montaggio alternato di frammenti di pellicole provenienti da luoghi e tempi diversi ha permesso di evidenziare quanto la modernità e l’accesso al consumo modellino le generazioni fin quasi ad annullare le distanze tra chi è emigrato e chi è rimasto, lasciando affiorare una questione ancora adesso attuale e, per ora, senza risposte, quella dell’identità: «In quali radici riconoscersi quando le usanze, i costumi, i modi di pensare si trasformano?»......"
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