Caro navigatore che hai avuto l'incredibile fortuna di far naufragio sul mio blog, sei il benvenuto. Questo blog e’ qui per raccontarti un po’ di me attraverso la passione che ho per il cinema ed in particolare per quello amatoriale di viaggio. Non che mi aspetti che la cosa sia di alcun interesse per chiunque non mi conosca gia’. Condividere la nostra esperienza, significa offrire ad altri la possibilità di conoscerci così come noi ci percepiamo riscoprendo il nostro valore. Ci permette inoltre di trovare cose comuni e punti di contatto sentendosi così vicini e sviluppando sentimenti di unione. Il filmmaker è colui che realizza un corto, un documentario, uno spot pubblicitario, oppure realizza un prodotto audiovisivo curando tutte le fasi della realizzazione, dalla progettazione alla sceneggiatura, alle riprese, al montaggio. Una delle più importanti scoperte che feci ancora all'epoca in cui frequentavo le superiori è che il film è il più potente mezzo di comunicazione personale esistente sul pianeta. Nella propria tavolozza creativa, il film dà spazio a tutte le arti come fossero colori ben distinti: fotografia, musica, grafica, scrittura, belle arti, illustrazione, studi visivi e critici ecc. Il modo in cui un filmmaker miscela questi colori gli consente di imprimervi la propria firma, unica come la sua impronta.


Informazioni personali

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Busto Arsizio, Varese, Italy
Bolognese d'origine, trapiantato in Lombardia . Tra me ed i miei interessi c'è una correlazione talmente stretta che non saprei dire dove finiscano gli uni e cominci io o viceversa. Tra questi interessi prediligo la settima arte, mi piace un sacco imprimere in una ripresa un’azione, un momento di vita, quello che il mondo ci offre di bello e di brutto; diceva François Truffaut « Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia »

martedì 31 maggio 2011

Tecnica della ripresa-consigli ai principianti

Siamo quasi arrivati al terzo mese dalla pubblicazione di questo blog e spero vi siate resi conto che fare riprese video è un hobby meraviglioso. Penso che al giorno d’oggi sia un hobby alla portata di tutti, dato che si hanno telecamere amatoriali, sempre più leggere e tecnologicamente avanzate con una grande varietà di modelli adatti a tutte le tasche.

Inizio presentandovi un mio cortometraggio: anche una gita domenicale può tradursi in film.


Svizzera: da Rasa a Intragna

Come dicevo nel post precedente ci avviciniamo a grandi passi alle vacanze estive, la miglior occasione per realizzare dei video.Con questo post voglio riassumere alcune cose dette in precedenza aggiungendo qualcosa che vi possa aiutare ad ottenere dei buoni risultati. Prima di scendere nel dettaglio, però, voglio raccomandarvi di una cosa: non utilizzate la cinepresa come un innaffiatoio o una spazzola, è il difetto principale dei cinedilettanti.


-Quando si inizia una ripresa bisognerebbe sempre aver chiaro in mente quel che si vuol fare. Le riprese tipiche del dilettante si vedono dopo pochi secondi, proprio per l'indecisione e un senso generale di confusione e approssimazione. Non filmate mai a caso: ogni inquadratura e i movimenti di macchina devono essere decisi prima di effettuare la ripresa, ed avere sempre un loro preciso significato. Quante volte si vedono interminabili inquadrature che "vagano" per la scena senza motivo? Quindi, prima di iniziare la ripresa, decidete quel che intendete riprendere. Non solo l'inizio ma anche la fine! Dovete stabilire: il tipo di inquadratura, la durata della stessa, gli eventuali movimenti di macchina e la loro conclusione. Questo impedirà di iniziare bene una ripresa per poi finirla a casaccio perché non si era prevista in anticipo l'esatta sequenza.Per facilitare il montaggio delle riprese da effettuare al vostro ritorno a casa, abituatevi ad effettuare una sorta di "montaggio in macchina", cioè riprendere le scene secondo una sequenza logica e con la giusta durata. Come ho già scritto in precedenza, questa abilità la si apprende poco alla volta con l'esperienza e soprattutto osservando con attenzione i video professionali o di dilettanti già esperti.

-Quanto deve "durare" un'inquadratura? Bella domanda! Ogni inquadratura è un caso a se. In generale quando avete "esplorato" completamente una scena bisogna cambiare inquadratura. I vostri futuri spettatori non devono arrivare a stancarsi: d’altro canto non bisogna interrompere una scena troppo presto impedendo loro di cogliere i particolari importanti. Naturalmente una ripresa di dettaglio richiederà meno tempo (4-5 secondi di proiezione reale, 7-8 secondi di ripresa) di un campo medio ricco di particolari (7-8 secondi di proiezione reale, 10 secondi di ripresa). Così come una scena statica richiederà meno tempo di una dove ci sono delle azioni (stesse proporzioni di durata indicate precedentemente). Un'inquadratura fissa durerà meno di un'altra che invece esegue delle zoomate o delle panoramiche. La posizione di ripresa è una questione fondamentale. Usate le gambe! Non filmate sempre dalla stessa posizione usando lo zoom! Un bel filmato si distingue innanzitutto per la varietà delle inquadrature, i punti di vista originali e i soggetti interessanti. Ogni inquadratura dovrebbe suscitare interesse o curiosità. Quante volte capita di vedere il dilettante scendere dall'auto e iniziare subito a filmare?

-Curare la posizione di ripresa è importante per migliorare l'inquadratura e soprattutto per scoprire nuovi punti di vista. Non accontentatevi della prima inquadratura che vi trovate davanti: prima di riprendere provate a spostarvi, cercate nuove angolazioni, nuove prospettive, muovetevi! Sforzatevi sempre di variare i punti di ripresa. Naturalmente non esagerate: ricordate che lo spettatore deve sempre poter "unire" mentalmente le varie inquadrature, catturategli l’attenzione con il solo contenuto del filmato e non con l'invadenza e con il virtuosismo dell'operatore.

Come fare delle buone inquadrature? Questa capacità se non la si ha naturalmente, la si impara con la pratica. La tecnica seguente può esservi d'aiuto: consiste nel suddividere mentalmente l'inquadratura in terzi, dapprima con due linee verticali quindi con due orizzontali (in molte videocamere c’è la possibilità di visualizzarle sul mirino); avremo come risultato 9 settori uguali: i punti di d'intersezione di queste linee sono quelli che attraggono maggiormente l'occhio. Questa suddivisione si chiama "sezione aurea". Oltre alla disposizione del soggetto, andrà curata anche l'illuminazione, la prospettiva, insomma dovrà esserci una certa piacevolezza dell'insieme, senza evidenti sbilanciamenti. Uno "sbilanciamento" tipico può essere il soggetto umano troppo vicino al bordo dell'inquadratura, con troppa "aria" in testa o con i piedi o altre parti del corpo tagliati. Un viso ripreso di profilo non dev'essere mai collocato esattamente nel centro dell'inquadratura, come il principiante tende a fare, ma spostato lateralmente, in modo da lasciare spazio nella direzione in cui egli guarda.

Il cinedilettante il più delle volte fa le riprese a mano libera. E’ quanto di più difficile perchè, oltre a controllare l'inquadratura e i movimenti, si deve badare contemporaneamente a tener diritta e ben ferma la videocamera. E’ un peccato rovinare una buona inquadratura con tremolii e sobbalzi. Per risolvere questi problemi si ricorre di solito al treppiede, o a sostegni di fortuna quando è possibile. Un buon aiuto è tenere la cinepresa con due mani e i gomiti saldi e spinti contro i fianchi. Controllate costantemente se state tremando o meno, tenete d'occhio i bordi del mirino, sforzatevi di osservarne tutta l'area, non solo il centro o il soggetto. Questo vi permetterà un miglior controllo evitandovi di "tagliare" teste, riprendere sfondi o elementi indesiderati. Scegliete una focale dell'obbiettivo più grandangolare o avvicinatevi al soggetto e scordatevi il teleobiettivo a mano libera se non siete capaci di tenere ben ferma la videocamera. Evitate (quando non utilizzate il treppiede) i "tele" spinti perché oltre un certo fattore di ingrandimento le riprese risulteranno sicuramente mosse.

-Quando dovete fare dei movimenti di macchina, provateli sempre a vuoto, prima di iniziare a riprendere. E buona norma fare movimenti dolci, non bruschi ma decisi. Durante l’esecuzione di una panoramica, non dovete avere ripensamenti o, peggio, tornare indietro! Una panoramica si inizia partendo da un'inquadratura fissa, poi dolcemente s'inizia a ruotare la camera nella direzione voluta con una velocità costante di rotazione (se non utilizzate un treppiede con testa panoramica ruotate tutto il busto non solo la testa); poco prima di arrivare all'inquadratura finale rallentate fino a fermarvi dolcemente sulla scena finale, lasciandola durare qualche secondo. La durata delle inquadrature (i famosi secondi di cui scrivevo prima) si contano mentalmente col solito "centouno, centodue, centotre ecc." .

Un'altra cosa da imparare, se utilizzate un mirino invece di un display, è saper filmare tenendo aperti entrambi gli occhi. Abituatevi a questa tecnica, utilissima nelle riprese in movimento. Dovete avere il controllo di quel che vi accade intorno mentre filmate ( evitare ostacoli o decidere al volo se è il caso di fare una panoramica). Invece di tenere l’occhio incollato al mirino impratichitevi a sbirciare allontanando leggermente il capo mentre tenete in posizione la camera (con due mani e i gomiti spinti sui fianchi).

-Tra l’attrezzatura base di cameraman non dovrebbe mai mancare un treppiede o un monopiede. Strumenti utili nelle riprese generiche ma indispensabile se volete usare il tele spinto. Il "mosso" è sempre in agguato ed è il pericolo più ricorrente per i cineamatori. Il treppiede garantisce riprese stabili e fluidità nei movimenti di macchina. Dovrà essere robusto, con "bolle" di livellamento e colonna centrale regolabile. Potrà esser utile la possibilità di rovesciare la colonna verso il basso o il divaricamento delle gambe con angolazioni superiori ai 45 gradi, per poter effettuare riprese a livello del terreno o da posizioni molto basse. Un aspetto importante è la testa: questa dovrà essere di tipo "fluido", con una leva di lunghezza adeguata (minimo 25/30 cm.) per poterla muovere con dolcezza in ogni direzione. Molto comoda è la piastra di aggancio-sgancio rapido, da fissare sotto la camera, e che vi permette di togliere e mettere la camera sul treppiede in pochi secondi. Abbiate l’accortezza che sia sempre "in bolla": aprite le gambe fino al blocco, badando che i piedini poggino stabilmente sul terreno, regolate grosso modo la colonna centrale e quindi montate la camera. Se la posizione vi sembra buona regolate con precisione la posizione delle livelle (o "bolle")... Provate una panoramica orizzontale per almeno 90 gradi a destra e sinistra... la bolla deve rimanere centrata.

-Seguire dei soggetti in movimento è una delle cose più difficili, sempre per i soliti motivi di mosso... dato che il cinedilettante non possiede una steady-cam (speciale apparecchio per effettuare riprese a mano libera con la fluidità di una carrellata) egli dovrà arrangiarsi con metodi più caserecci ma comunque efficaci... Ecco alcuni utili trucchetti : camminate tenendo le ginocchia leggermente piegate, fate passi brevi e alzate i piedi il meno possibile. "Sincronizzate" il vostro passo su quello dei soggetti... Eviterete così di sommare le vostre oscillazioni a quelle delle persone che state riprendendo... Le persone vanno seguite da vicino, inquadrandole a figura intera o, meglio ancora, a mezza figura. In questo caso le inevitabili oscillazioni del camminare non saranno percepite da chi guarda, in quanto la sua attenzione sarà attratta dai soggetti in movimento. Le "camminate" risulteranno migliori in luoghi aperti. Fate in modo che l'attenzione di chi vedrà il film venga attratta dal soggetto in movimento. Non riprendete mai i bambini dall’alto tenete la videocamera all’altezza della loro testa o poco più in alto.

-Un film, un documentario, uno speciale televisivo, non sono altro che un insieme equilibrato di inquadrature, di movimenti di macchina, di musiche e di parlato. Nelle produzioni professionali tutti questi elementi vengono previsti a tavolino ancor di prima di girare un solo metro di pellicola o nastro magnetico, dopodichè tutto il girato viene armonizzato e "rifinito" nel montaggio e nella post-produzione . Questa fase, com'è intuibile, ha un ruolo fondamentale sul risultato finale. Dal montaggio dipende la riuscita di tutto il lavoro. Ritengo che la post-produzione sia un lavoro davvero entusiasmante e creativo. Ne scriverò prossimamente.

-Prima di partire per le vacanze, uscite di casa e provate a riprendere quello che vi capita è il modo migliore per impratichirsi.

sabato 28 maggio 2011

Soggetti, sceneggiature, storyboard: da creare, modificare e gestire con un software studiato appositamente

Cari amici di Filmmaker per passione, si avvicina a grandi passi il periodo delle vacanze estive, avrete sicuramente una meta di dove trascorrerlo. Dopo aver letto i miei post vi è venuta voglia di immortalare viaggi e vacanze, non solo con fotografie ma anche con un video? Volete prepararvi al meglio redigendo la sceneggiatura?

In vostro aiuto c’è un software di pre-produzione multimediale open-source (versione gratuita scaricabile da Internet ed in italiano): Celtx.
Il suo scopo è quello di semplificare l'organizzazione e la realizzazione di film, video, sceneggiature, cortometraggi, spot pubblicitari, documentari, cartoni animati ed una serie di altri prodotti multimediali. E’ costituito da 5 editor di livello semiprofessionale, grazie ai quali è possibile comporre ogni parte dell'opera che si vuole realizzare in maniera semplice ed intuitiva.



Prossimamente vedrò di scrivere più diffusamente di questo software, che sto imparando ad usare, tralasciando così l’utilizzo di Excel di cui avevo scritto in uno dei miei primi post.

Per il download : http://celtx.com/

giovedì 26 maggio 2011

I Diritti d'Autore (Il sottofondo musicale)

Tutto quello che ho detto a riguardo i brani musicali da utilizzare nei vostri film va bene se la visione avviene nell'ambito familiare, ma se per caso dovreste proiettare i vostri video in pubblico si è soggetti alla legge e quindi bisogna versare i contributi alla S.I.A.E. (vedi stralcio legge a seguire).

Approvato definitivamente dal Senato disegno d legge S1861 il 21.12.2007


Art. 1. (Disposizioni concernenti la Società italiana degli autori ed editori)
1. La Società italiana degli autori ed editori (SIAE) è ente pubblico economico a base associativa e svolge le funzioni indicate nella legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni. La SIAE esercita le altre funzioni ad essa attribuite dalla legge e può effettuare, altresì, la gestione di servizi di accertamento e riscossione di imposte, contributi e diritti, anche in regime di convenzione con pubbliche amministrazioni, regioni, enti locali e altri enti pubblici o privati. La SIAE, di intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali, promuove studi e iniziative volti ad incentivare la creatività di giovani autori italiani e ad agevolare la fruizione pubblica a fini didattici ed educativi delle opere dell'ingegno diffuse attraverso reti telematiche.


2. L'attività della SIAE è disciplinata dalle norme di diritto privato. Tutte le controversie concernenti le attività dell'ente, ivi incluse le modalità di gestione dei diritti, nonché l'organizzazione e le procedure di elezione e di funzionamento degli organi sociali, sono devolute alla giurisdizione ordinaria, fatte salve le competenze degli organi della giurisdizione tributaria.


3. Il Ministro per i beni e le attività culturali esercita, congiuntamente con il Presidente del Consiglio dei ministri, la vigilanza sulla SIAE. L'attività di vigilanza è svolta sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, per le materie di sua specifica competenza.


4. Lo statuto della SIAE è adottato dall'assemblea su proposta del consiglio di amministrazione ed è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Il presidente è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa designazione da parte dell'assemblea della SIAE.


5. L'articolo 7 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 419, e successive modificazioni, è abrogato.

6. Dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.


Art. 2. (Usi liberi didattici e scientifici)


1. Dopo il comma 1 dell'articolo 70 della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, è inserito il seguente:


1-bis. È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell'università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all'uso didattico o scientifico di cui al presente comma.

Per ovviare a questo, o componete la musica voi stessi (magari utilizzando software dedicati, utility dei software di montaggio), o scaricando musica Royalties free dalla rete; in alcuni siti si paga un piccolo abbonamento, altri sono a download libero. Di musica Royalties free ce n'è per tutti i gusti.
Buona ricerca e buon lavoro.

lunedì 23 maggio 2011

Come procedere (Il sottofondo musicale)

Ho dato molte nozioni e non già delle regole o delle formule perchè logicamente questo non è un campo dove le difficoltà si possono superare seguendo schemi fissi. Tutto dipende da un Iato dalle esigenze particolari e dall'altro dal vostro grado di competenza e di sensibilità musicale. Per la procedura, invece, è possibile indicare una via da seguire per poter svolgere con più accuratezza e raziocinio un lavoro già di per sè tanto interessante e avvincente ma altrettanto difficile. Se il commento parlato od i rumori è necessario studiarli durante la stesura del libretto di montaggio, per la musica, se pur si possono avere delle idee, è meglio procedere dopo la visione del film. Una sola visione del film, però, non è sufficiente, bisogna vederlo tante volte quante bastano per impararselo a memoria, per compenetrarlo, per “sentirlo”  in ogni aspetto. Solo a questo punto si può fare una caratterizzazione precisa del lavoro, sia nel suo complesso, sia nelle singole parti e sequenze. Si potrà osservare che almeno questa caratterizzazione dovrebbe essere già nota, in precedenza. Insisto che non è sufficiente sapere che si tratta di un film triste o allegro, che questa sequenza sviluppa una situazione drammatica e quell'altra una situazione a lieto fine. L’associazione effettiva tra suono e immagine, cioè “l'ispirazione” per la scelta della musica, può avvenire nel modo migliore sotto l'influenza delle immagini visualizzate. A questo punto, con il film perfettamente assimilato, si può pensare alla scelta dei brani, seguendo uno schema che avremo tracciato ed in cui risulta la successione delle sequenze, la loro durata, ed i punti in cui riteniamo opportuno cambiare i motivi. Il lavoro di ricerca e di accoppiamento dev'essere svolto facendo appello alla nostra memoria auditiva ed alla nostra sensibilità musicale che devono suggerirci un certo numero di pezzi orientativi mentre nella nostra mente dovremmo già  riuscire a vedere con l'aiuto dell'immaginazione la sequenza accompagnata da questo o da quel brano. Questa capacità di saper rintracciare i motivi più adatti, che rispondano a tutti i requisiti più sopra illustrati, costituisce il nocciolo della faccenda, o, per meglio dire, costituisce il banco di prova per determinare il grado di competenza e di bravura del cinedilettante o dell'addetto alla musica (se si lavora in equipe): dalle sue doti dipende la miglior o minor efficacia del commento musicale. Identificati i brani non rimane che sentirli prima da soli, poi con la proiezione del film, senza preoccuparsi per ora di problemi di sincronizzazione ecc., solo per controllare, grosso modo, se i motivi vanno bene. Solo in seguito, scendendo ad esaminare le esigenze particolari, si potrà procedere ad un'ulteriore selezione ed alla scelta definitiva dei pezzi per le rispettive sequenze. Così si procede fino alla fine. Dico per inciso che se le sequenze non richiedono cambiamenti ma il motivo finisce sarà possibile o riprenderlo o, forse meglio, passare in dissolvenza ad un altro brano molto simile come linea melodica, come tempo e come esecuzione così che il passaggio non venga quasi avvertito. Però, in linea di massima, non è bene cambiare in continuazione, ove non richiesto, bensì è meglio “ lavorare” con pochi pezzi.

Nella clip che segue potete notare come nella colonna sonora il sottofondo musicale realizzato con brani di jazz e musica turca, pause ,silenzi e il commento parlato, diano forza espressiva alle immagini.

Dal Film "Turkije"


Può capitare, naturalmente, che molte volte si intuisca subito il brano perfettamente adatto, come altre volte di non riuscire a trovarne neppure uno soddisfacente. Si tratterà allora o di scendere a compromessi o di effettuare una vera e propria ricerca, facendo appello alle proprie cognizioni musicali, perchè il numero delle composizioni è tale che non può non esserci il motivo che fa per noi. E' comunque un lavoro di grande soddisfazione, ma richiede prove e riprove e tanta pazienza senza mai avere la pretesa di far presto e bene. Uno dei sistemi più efficaci, nella creazione di un commento musicale, è di assumere una melodia ricorrente che verrà introdotta all'inizio e poi ripetuta nei punti chiave ed alla fine; si ottiene come risultato psicologico che lo spettatore, ogni qual volta sente le prime battute di quel motivo, è indotto a pensare che la scena che sta per vedere è appunto narrativamente importante, che la trama è ad una svolta decisiva. La ricorrenza del motivo base, inoltre, può essere sfruttata per creare strette relazioni di persone, di luoghi, di periodi, di ricordi, di fatti precedentemente avvenuti, con la situazione presente così da riportarvi l'attenzione dello spettatore e da creare uno strettissimo nesso fra i due concetti. Ricordo poi che anche qualche pausa, qualche attimo di silenzio, può essere altrettanto efficace della musica, innanzitutto per creare, ad esempio, stati di "suspense", poco prima, oppure subito dopo l'epilogo del fatto. Il silenzio assoluto, comunque, serve in questi casi a dare una sensazione di disagio e di tensione molto intensa; per questo occorre qui farne un uso oculatissimo ed a ragion veduta. Ma anche un'interruzione normale tra un pezzo musicale e l'altro, anzichè i soliti passaggi, può essere gradita allo spettatore (quasi una breve parentesi di riposo!) specie se vi è nel contempo dialogo o commento parlato. Infine anche i silenzi possono diventare fattori attivi della sonorizzazione: infatti servono a conferire ai successivi "attacchi" musicali una maggior forza espressiva per cui è giusto tenerne conto e usarli quando si vogliono conseguire effetti di particolare enfasi. Un attento esame dei commenti musicali di film professionali darà ottime indicazioni su quanto ho finora esposto e costituisce il miglior esercizio per acquisire preventivamente un po' di pratica.



domenica 22 maggio 2011

Problema della durata e dell'adattabilità (Sottofondo musicale)

E' chiaro che se lo sviluppo dell'azione cinematografica si svolge senza cambiamenti di umore nè di ritmo non vi è necessità di variare tipo di musica, anzi se si deve, per questione di durata del film, far seguire più brani (cosa comunque consigliabile nei giusti termini per non rendere l'accompagnamento monotono) sarà opportuno mantenere una certa uniformità di caratteristiche, di stile, d'esecuzione, d'orchestra ecc. (un esempio nella clip seguente).

Dal Film "I paesi della Luce"
Petra

Ma se intervengono delle variazioni, la musica dovrà seguirle con la massima corrispondenza, cioè avremo bisogno anche qui di una scrupolosa sincronizzazione. Ciò richiede un esame preventivo della durata delle varie sequenze, per poter calcolare esattamente la durata del pezzo e quindi quando il pezzo va interrotto per passare al seguente (con gli attuali software di montaggio la cosa è abbastanza semplice). Ma non è tanto il calcolo della durata ed il cambiamento che ci sembrano costituire il problema, quanto, nella scelta dei brani musicali, quello di trovare dei pezzi che, oltre agli altri requisiti, consentano di essere tagliati, sia pur «dolcemente» grazie alle dissolvenze, nei punti a noi necessari senza dare all'orecchio la sensazione della sospensione, cosa che dà sempre un pessimo effetto; per cui fate il passaggio in dissolvenza in corrispondenza della fine del brano, ovvero alla fine di una parte o di una frase. Quindi ascoltando le musiche per la scelta, dovrete tener presente anche questo fattore.

Per quanto riguarda il problema di adattabilità vi è della musica adatta alla sonorizzazione del film e vi è musica inadatta. Ciò sotto diversi aspetti: è preferibile che si orienti la scelta su pezzi eseguiti da piccoli complessi, tralasciando le esecuzioni delle grandi orchestre, soprattutto i forti «pieni ". Per quanto riguarda il tipo di musica: in genere per i film d'amatori è bene propendere per musiche semplici, non rumorose, con un'armonia orecchiabile e definita; solo in casi particolari e con scopi ben precisi ci si può scostare da questa linea. Si deve pensare che vi deve sempre essere un equilibrio tra forza espressiva ed intensità emotiva delle immagini e della musica ed in generale, sotto questo aspetto, i film di dilettanti non possono raggiungere alti livelli. Ecco perchè il commento musicale non può essere fatto con pezzi troppo intensi che soffocherebbero il significato narrativo della parte visiva. Anzi, la forza della musica (non già come volume ma sempre come mezzo emotivo) dev'essere sempre un gradino sotto. Inoltre, per le ragioni espresse all'inizio, si evitino i motivi troppo noti, le arie troppo popolari, soprattutto nel campo delle canzoni d'attualità; veramente queste ultime dovrebbero essere decisamente scartate, salvo esigenze particolari. Anche brani operistici, fatta qualche eccezione, non vanno bene, ai compositori classici sono piuttosto da preferire i brani di autori di musiche da film come:

John Barry-Elmer Bernstein-Ludovico Einaudi-Danny Elfman-Jerry Goldsmith-Bernard Herrmann-James Horner-Maurice Jarre-Emir Kusturica-Henry Mancini-Ennio Morricone-Javier Navarrete-Bruno Nicolai- Riz Ortolani-Nicola Piovani-Nino Rota-Max Steiner-John Williams-Hans Zimmer .

mercoledì 18 maggio 2011

Problema di congruenza e coerenza con lo spirito del film (Sottofondo musicale)

Si parla di effetti di congruenza espressiva quando i suoni sono legati ai gesti e ai movimenti degli attori, o ai movimenti della macchina da presa, mettendo in relazione le qualità cinetiche della musica con la composizione delle inquadrature (esempio: la cavalcata che conclude l'ouverture del Guglielmo Tell di G.Rossini, abbinata a immagini di acque impetuose, di cavalli al galoppo, di movimenti veloci della cinepresa).
Diceva S. Kubrick che "...la cosa migliore in un film è quando le immagini e la musica creano l’effetto.(…).Le scene più forti, quelle di cui ci si ricorda, non sono mai scene in cui delle persone parlano, ma quasi sempre scene di musica e immagini”.
Aaron Copland stabilì:
-Che la musica può creare una impressione più convincente dell’epoca e del luogo.
-Che la musica può essere impiegata per creare o sottolineare raffinatezze psicologiche- i pensieri reconditi di un personaggio o le implicazioni nascoste di una situazione.
-Che la musica può servire da riempitivo neutro di sottofondo.
-Che la musica può aiutare a costruire il senso di continuità del film
-Che la musica può fornire il fondamento alla costruzione teatrale di una scena e dotarla di compiutezza.
La colonna sonora di un film non può essere semplicemente qualcosa che viene “applicato” all’opera, ma con essa intrattiene un rapporto di scambio, di dialogo, di costruzione di senso. Attraverso un gioco di specchi e contrapposizioni la musica riesce a rafforzare e amplificare il messaggio che il film intende diffondere.
Visto però che trattiamo di cinema amatoriale dove Il 99% dei film prodotti da dilettanti riguardano viaggi, vacanze, ricorrenze e festicciole, dobbiamo semplificare definendo che la coerenza è la relazione della musica con l’ambiente in cui il film viene girato.
Abbiamo così:
Musica con connotazione:“sentimentale”del timbro dei violini, “pastorale e agreste”del flauto dolce, il senso di progresso tecnologico suggerito dalla musica elettronica, etc.
Musica di genere: thrilling, western, capaci di suggerire immediatamente connotazioni di ambientazione. Si tratta di una musica ricca di stilemi linguistici facilmente riconoscibili.
Oppure musiche natalizie, per i filmati che rappresentano momenti del Natale;
Canti africani (Miriam Makeba) per filmati di vacanze in africa sub Saariana e musiche del Magreb per filmati girati in NordAfrica; musiche popolari e locali esempio musiche ebraiche per commentare immagini girate in Israele; musica pop di artisti del luogo vedi la clip tratta dal mio documentario "Berlino" e così via....
Personalmente cerco di trovare nelle colonne sonore esistenti dei motivi che identifichino i luoghi oggetto delle riprese . Alcuni esempi : le prime immagini del deserto del Wadi rum del mio film “I paesi della luce” sono sottolineate dalla musica di “Lawrence d'Arabia”.
Nelle riprese di siti archeologici Romano ellenistici, utilizzo brani tratti da “Il gladiatore”. (vedi clip di questo post).
Nelle riprese degli isolati monasteri in Armenia dal mio film “L’isola degli altipiani” ho utilizzato brani da “L’ultimo samurai”.
Un altro metodo che utilizzo frequentemente è quello di inserire come sottofondo musiche il cui titolo abbia assonanza con il momento filmico, esempio: riprese sotto la pioggia (musica Burt Bacharat - Rain Drops), momento successivo la pioggia è cessata (musica Enya “a day without rain”).
C’è da tenere presente anche che nel scegliere la musica da applicare alle immagini gli elementi che colpiscono principalmente all’ascolto sono quello ritmico e quello melodico, entrambi caratterizzati da una potente espressività simbolica. Il ritmo oltre ad avere una forte valenza simbolica, così come la melodia del resto, attiva anche una funzione d’induzione senso-motoria capace di far raggiungere, attraverso il movimento innescato dalla percezione del ritmo, degli stati di benessere e di felicità. Il ritmo è infatti la dimensione maggiormente “corporea” della musica, e non è un caso che i bambini riescano a cogliere il tempo correttamente molto prima di essere capaci di intonare le note.

Dal Film "Sguardi su un paese antico"


venerdì 13 maggio 2011

Il sottofondo musicale

Cari amici che seguite il mio blog, ecco che dopo avervi presentato alcune mie sequenze, ritengo significative, sugli argomenti trattati in precedenza; ritorno a intrattenervi con argomenti didattici.Riprendo il discorso già iniziato qualche tempo fa inerente il commento sonoro e più precisamente il sottofondo musicale.In linea di massima tutti coloro che assistono alla proiezione di un film familiare sono inconsciamente condizionati dalla assuefazione acquisita attraverso la televisione e gli spettacoli cinematografici a vedere sempre immagini in movimento accompagnati da suoni.Come il suono è atteso quando si vede tirare la fune legata al batacchio di una campana, così senza rendersene conto lo spettatore s'aspetta che l'azione e l'atmosfera di un film, sia pure d'amatore, vengano sottolineati da una musica. Ed anche il cineamatore comprende che oggigiorno almeno la musica è essenziale alla presentazione del suo film. Mentre tutti sappiamo che è possibile proiettare un buon film senza il “parlato“, un film senza la musica è inevitabilmente incompleto, senza vita.Anzi siccome ogni film, per quanto modesto, ha un suo carattere, o per meglio dire, ogni situazione del film vive in un'atmosfera particolare, ad ogni atmosfera corrisponde un certo tipo di musica.Ogni film, a rigore, avrebbe bisogno di un suo specifico sfondo musicale per esso appositamente creato, che s'imponga allo spettatore. Ma il dilettante non è in grado ovviamente di comporre o far comporre della musica originale che caratterizzi i suoi films, e perciò non può soddisfare tale necessità che ricorrendo a motivi noti, opportunamente scelti.Dal punto di vista rigorosamente artistico questo ripiego sarebbe inadatto perchè non si può evitare che lo spettatore, il quale pur si attende un commento musicale il più possibile adatto all'atmosfera del film, venga sviato da un motivo a lui già noto che nell'inconscio lo porta a ricordare i luoghi e le circostanze in occasioni delle quali lo ha sentito, ed alle quali rimane indissolubilmente legato. E' un gioco psicologico tanto più evidente quanto più noti e sfruttati sono i brani musicali in questione.Essendo inevitabili tali coincidenze, per renderle meno inopportune non resta al cineamatore che scegliere i motivi tra quelli meno conosciuti, purchè siano tali, da appartenere al tipo che più si adatti all'atmosfera del film stesso. Del resto una scelta dei brani fatta con cura può diventare un ottimo commento per un film come avrebbe potuto esserlo un motivo appositamente creato. Come scegliere la musica adatta?Si è detto del fenomeno che, nel riconoscere una musica ci si riporta inconsciamente al tempo, al luogo ed all'atmosfera, in cui la si è ascoltata ed ai ricordi che questi suscitano in noi. D'altra parte, siccome a determinate condizioni psicologiche corrispondono particolari tipi di musica, il ripetersi di tali circostanze porta gli ascoltatori ad aspettarsi per ogni atmosfera ed ambiente quei motivi che in analoghe occasioni si è abituati ad udire. E ovviamente, viceversa: all'ascolto dei vari tipi di musica corrispondono le rispettive reazioni emotive che subito si collegano a determinate atmosfere e situazioni psicologiche.La conoscenza di questo «meccanismo psichico» dello spettatore è quello che deve guidare il cineamatore nella scelta. Si tratta dunque di scegliere, tra migliaia di motivi, quelli che meglio si associano allo spirito delle immagini proiettate, così che la carica emotiva dei due mezzi espressivi si sommino per creare nello spettatore una sensazione viva e suggestiva atta a fargli capire ed apprezzare nel modo più efficace possibile la narrazione cinematografica nel suo complesso.Ecco quindi che si impone quindi il dilemma della scelta.Finora si sono fatte delle considerazioni di carattere generale. Ma passando alla pratica, bisogna far presente alcuni problemi posti dalla scelta della musica che valgono comunque, qualsiasi tipo di film si debba sonorizzare. Naturalmente, poi, a seconda che si tratti di un film familiare, di un film a soggetto, o di un documentario, si dovranno seguire particolari criteri che si potranno dedurre dalle considerazioni che farò nei prossimi post.Vorrei inoltre chiedervi (se avete voglia di farlo): fra tutte le clip find'ora postate quale vi è piaciuta di più dal punto di vista del sottofondo musicale?

lunedì 2 maggio 2011

Turchia-Valli di Zelve

Dal Film "Turkje"

Con questa prima clip, voglio precisare che per velocizzare l'upload, i filmati che ho già postato e i sucessivi, che in origine sono in formato mpeg2, sono trasformati in formato FLV8; per cui la risoluzione non è ottimale.

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