Caro navigatore che hai avuto l'incredibile fortuna di far naufragio sul mio blog, sei il benvenuto. Questo blog e’ qui per raccontarti un po’ di me attraverso la passione che ho per il cinema ed in particolare per quello amatoriale di viaggio. Non che mi aspetti che la cosa sia di alcun interesse per chiunque non mi conosca gia’. Condividere la nostra esperienza, significa offrire ad altri la possibilità di conoscerci così come noi ci percepiamo riscoprendo il nostro valore. Ci permette inoltre di trovare cose comuni e punti di contatto sentendosi così vicini e sviluppando sentimenti di unione. Il filmmaker è colui che realizza un corto, un documentario, uno spot pubblicitario, oppure realizza un prodotto audiovisivo curando tutte le fasi della realizzazione, dalla progettazione alla sceneggiatura, alle riprese, al montaggio. Una delle più importanti scoperte che feci ancora all'epoca in cui frequentavo le superiori è che il film è il più potente mezzo di comunicazione personale esistente sul pianeta. Nella propria tavolozza creativa, il film dà spazio a tutte le arti come fossero colori ben distinti: fotografia, musica, grafica, scrittura, belle arti, illustrazione, studi visivi e critici ecc. Il modo in cui un filmmaker miscela questi colori gli consente di imprimervi la propria firma, unica come la sua impronta.


Informazioni personali

La mia foto
Busto Arsizio, Varese, Italy
Bolognese d'origine, trapiantato in Lombardia . Tra me ed i miei interessi c'è una correlazione talmente stretta che non saprei dire dove finiscano gli uni e cominci io o viceversa. Tra questi interessi prediligo la settima arte, mi piace un sacco imprimere in una ripresa un’azione, un momento di vita, quello che il mondo ci offre di bello e di brutto; diceva François Truffaut « Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia »

venerdì 23 dicembre 2011

Auguri! Auguri! e ancora Auguri

Un augurio di Buone feste con questa breve clip realizzata con le riprese al Mercatino di Natale di Neustadt an der Weinstraße ( Germania )



lunedì 12 dicembre 2011

Dove il Natale è più Natale

Eccomi di ritorno dal mio viaggio in Alsazia e Renania-Palatinato per approfondire l'aspetto geografico e culturale di luoghi già conosciuti e non.........  immerso nella loro atmosfera prenatalizia.
Nella breve clip che segue, un'idea dell'ambiente in cui mi sono trovato.

mercoledì 23 novembre 2011

PAUSA BLOG

Per qualche settimana non potrò dedicarmi al blog, saluti a tutti i miei lettori.



lunedì 14 novembre 2011

IL LINGUAGGIO DEL CINEMA - Uno sguardo dietro lo schermo 4

Movimenti della macchina da presa
PANORAMICA

Si realizza facendo ruotare la macchina da presa fissata ad un cavalletto munito di una particolare testa snodata.
La rotazione della cinepresa può avvenire sia orizzontalmente (panoramica orizzontale) che verticalmente (panoramica verticale); se la rotazione orizzontale è completa si ottiene una panoramica a 360°; mentre attraverso la somma dei due movimenti si ottiene la panoramica obliqua
La panoramica non fa altro che imitare quello che la nostra testa compie per osservare il luogo in cui ci troviamo; di conseguenza, è generalmente lenta, proprio come la rotazione del capo di chi si guarda intorno.
Con una lenta panoramica orizzontale unita ad un’angolazione dal basso il regista Luchino Visconti descrive l’interno del teatro La Fenice all’inizio del film “Senso” (1954).


A volte, però, per introdurre nel racconto un fatto inaspettato, la panoramica viene effettuata in modo rapidissimo; anche in questo caso viene imitato il movimento che facciamo quando un rumore improvviso ci colpisce, facendoci girare di scatto. Questo tipo di panoramica viene definita a schiaffo e spesso preannuncia un rapporto conflittuale tra i due soggetti messi così rapidamente in contatto. Un esempio di ciò lo vediamo nella clip che segue, tratta dal film “Le onde del destino” (1996)



CARRELLATA

E' il movimento della macchina da presa collocata su un supporto mobile. Tale supporto può essere costituito da un carrello che scorre su binari predisposti o da un veicolo (camera-car). Le carrellate si effettuano anche utilizzando gru e dolly;
Nelle 2 clip che seguono tratte dal film del 2001 "Il favoloso mondo di Amélie" (titolo originale : "Le fabuleux destin d'Amélie Poulain" di Jean-Pierre Jeunet) ; due brevi scene realizzati con la gru e il dolly.


Carrellate si effettuano anche da un mezzo in volo o grazie a una rete di cavi che coprono lo spazio da riprendere e lungo i quali la cinepresa viene fatta scorrere (skycam) in questo caso si parla di carrellata aerea.
Un esempio nella clip che segue tratta dal film Soy Cuba del 1964 diretto da Mikhail Kalatozov. Il titolo (in italiano "Io sono Cuba") allude all’intento del film di rappresentare e interpretare l’animo cubano della fine degli anni cinquanta, innalzandosi a portabandiera della rivoluzione. È ritenuto da molti un film strepitoso, per la complessità dei movimenti di macchina, ottenuti spesso con vere e proprie acrobazie della cinepresa, specie nel seguire il funerale che qui vediamo.



Un'altra possibilità di realizzare carrellate è offerta dalla steadycam. Questo tipo di apparecchiatura è stato introdotto alla fine degli anni ’70. La cinepresa viene fissata al corpo dell'operatore mediante un sistema di molle e di contrappesi, così da compensare i movimenti bruschi che la persona può fare nel camminare, salire o scendere scale, magari inseguendo con la macchina da presa personaggi o oggetti in movimento; in tal modo la macchina acquista il massimo di mobilità e il massimo di fluidità, poiché gli spostamenti non dipendono più dal controllo manuale da parte dell'operatore.



Qualsiasi sia il supporto grazie al quale viene realizzata, la carrellata può essere:
· in avanti a stringere, quando la macchina si avvicina al soggetto, restringendo il campo dell'inquadratura;
· all’indietro ad allargare, quando la macchina allontanandosi dal soggetto, allarga il campo ed include nuovi elementi;
· ad accompagnare, precedere o seguire, quando la macchina si muove accompagnando il soggetto in movimento;
· laterale, quando la macchina si muove in senso trasversale all’asse di ripresa;
· ad ascensore, quando la macchina si muove verticalmente rispetto al set;
· circolare, quando la macchina gira intorno al soggetto, con movimento circolare.

La carrellata viene generalmente usata per seguire i personaggi nei loro spostamenti, svolgendo anche una funzione descrittiva rispetto all’ambiente, esempio nella prossima clip di  “Balla coi lupi” (1990) di Kevin Costner.


Molto comune è pure il suo utilizzo nel passaggio da un luogo esterno ad uno interno e viceversa, come fa Alfred Hitchcock all’inizio di “Psycho” (1960).


Alcune carrellate vengono utilizzate per far capire i sentimenti dei personaggi, ad esempio una carrellata all’indietro spesso ci comunica il distacco affettivo, la perdita di qualcosa o la nostalgia; viene però usata anche per marcare la fine del racconto.
La carrellata può svolgere anche funzioni più particolari e assumere precisi significati stilistici. Ad esempio, può essere usata per individuare un soggetto o un dettaglio all’interno di un insieme, ponendoli così in rilievo rispetto al resto. Famosa la carrellata a stringere in “Notorius” (1946) di Alfred Hitchock, con la quale il regista mostra un oggetto che avrà poi molta importanza nella storia, ossia la chiave nella mano di Ingrid Bergman (vedi il mio post "Uno sguardo dietro lo schermo 1").
Analoga funzione riveste la serie di carrellate a stringere nel finale di “Quarto potere” (1941) di Orson Welles; in questo caso il movimento di macchina svela allo spettatore il mistero attorno a cui ruotava tutto il film, mistero che peraltro nessuno dei protagonisti è riuscito a decifrare.



Con una carrellata ad accompagnare il regista può esprimere la propria simpatia verso il soggetto ripreso, come avviene nella conclusione dei “Quattrocento colpi” (1959) di François Truffaut.


Famose carrellate a precedere e a seguire sono quelle realizzate in “Shining” (1980) da Stanley Kubrick, che se ne servì per riprendere le corse in triciclo del piccolo Danny lungo i corridoi del grande albergo vuoto (vedi il mio post "Uno sguardo dietro lo schermo 2"), nonché per filmare l’inseguimento nel labirinto coperto di neve, con notevole accrescimento della tensione narrativa.
Molto spettacolari risultano le carrellate aeree con cui il regista di “Titanic” (1997) James Cameron ci trasmette la grandiosità del transatlantico, esaltandone i prodigi tecnologici in drammatico contrasto con quello che sarà il suo tragico destino.



ZOOMATA

E' un modo di simulare la carrellata, attraverso l'impiego di un obiettivo a fuoco variabile, chiamato zoom, che permette effetti di avvicinamento o allontanamento del soggetto inquadrato.
Le carrellate però hanno il vantaggio di risultare più naturali delle zoomate, perché nessuno di noi ha uno zoom al posto degli occhi. Come ho già accennato in un altro mio post il cineamatore dovrebbe usare lo zoom con giudizio, e anzi, usarlo principalmente solo per variare le inquadrature, e non per zoomare a più non posso mentre si filma, come purtroppo si vede fare spesso.
Le funzioni espressive della zoomata sono simili a quelle della carrellata ma a volte la prima viene preferita solo per motivi di ordine pratico; con lo zoom, infatti, si può ottenere il passaggio, in un tempo desiderato, da un campo lungo a un dettaglio o viceversa, senza muovere la macchina da presa.

MACCHINA A MANO

Si tratta di movimenti ottenuti attraverso spostamenti dell'operatore, che manovra la cinepresa senza l'aiuto dell'abituale strumentazione (cavalletto, carrello ecc.). Questo tipo di ripresa è diventato possibile grazie all’introduzione di attrezzature leggere e maneggevoli, specialmente alla fine degli anni ’50. Alcuni registi hanno fatto della macchina a mano una precisa scelta stilistica, come recentemente il danese Lars Von Trier . Nel suo film “Le onde del destino” (vedi clip inerente la panoramica a schiaffo) la macchina è impegnata in continui, bruschi movimenti, che rendono le immagini ondeggianti e spesso sfocate, con notevole disorientamento dello spettatore. La ragione di tale scelta risiede nel voler trovare modi nuovi, non convenzionali, per narrare la drammatica complessità dell’esistenza.
Anche nel passato la macchina a mano è stata spesso utilizzata da quei registi che volevano dare l’impressione di una ripresa diretta della realtà, senza troppi artifici e inganni.



giovedì 10 novembre 2011

IL LINGUAGGIO DEL CINEMA - Uno sguardo dietro lo schermo 3

IL FUORI CAMPO

E’ la parte esclusa dall’inquadratura e quindi tutto ciò che accade fuori del campo visivo della macchina da presa, ma è presente nello spazio adiacente (il set). Sta alla fantasia dello spettatore immaginare e ricreare il fuori campo che tramite le tecniche cinematografiche gli viene descritto. Il fuori campo può essere parte dello svolgimento della trama del film (diegetico), quindi possiamo averne percezione grazie a sguardi del personaggio fuori campo, voci, rumori o musiche che poi nelle inquadrature successive potrebbero anche entrare in campo. Se invece il fuori campo è extra-diegetico, per esempio una voce narrante che nulla ha che vedere con i personaggi del film, il fuori campo rimane tale.

Nella clip che segue, tratta dal film "C'era una volta il West" di Sergio Leone, l'arrivo della locomotiva, atteso da tre sgherri, è annunciato a lungo dal suo rumore, ma sulle rotaie non si vede (tranne un breve quadro di azione parallela); questo è un esempio di fuori campo diegetico.



Mentre nella clip che segue tratta dal film del 1956 "I dieci comandamenti" di Cecil B. De Mille la voce narrante è extradiegetica.




SGUARDI E PUNTI VISTA
Sono sia il luogo in cui è situata la macchina da presa, che coincide con lo sguardo del regista che dà una visione parziale della realtà, sia il posto in cui si trova lo spettatore che segue il film.
Il punto di vista è situabile pure in una dimensione astratta, in cui l'autore si identifica con un immagine che mostra il passaggio da una situazione filmabile ad una situazione filmata.
Vediamo uno per volta questi punti di vista: l’angolazione dell’inquadratura rispetto alla realtà rappresentata è convenzionalmente normale quando "l’occhio" della cinepresa si trova all’altezza media dell’occhio umano.
Se è normale, cioè i lati orizzontali dell’inquadratura sono paralleli al piano di riferimento (il pavimento o il terreno), l’autore non intende sottolineare la propria intrusione nella narrazione filmica. Il discorso cambia quando l’inclinazione della macchina da presa è dall'alto, dal basso o obliqua (vedi la clip dal film "Notorius" nel mio post "Uno sguardo dietro lo schermo 1".
La prospettiva che fa riferimento alle modalità con cui è stata realizzata l’inquadratura è quella che in genere si esprime con l’angolo di ripresa. La prospettiva che fa riferimento ai soggetti che vi prendono parte, invece, può essere distinta in due modi: soggettiva e oggettiva. La prima mostra allo spettatore ciò che sta vedendo uno dei personaggi del film, vale a dire il “suo” punto di vista. La seconda, invece, mostra cose e persone secondo l’ottica di uno spettatore esterno rispetto alle vicende narrate. All’interno di un film questi due tipi di punti di vista il più delle volte convivono insieme. 
La clip che segue tratta dal film del 1954 "La finestra sul cortile" di Alfred Hitchcock ne è un esempio  semplificativo





sabato 5 novembre 2011

IL LINGUAGGIO DEL CINEMA - Uno sguardo dietro lo schermo 2


LA PROFONDITA' DI CAMPO


E' l'inquadratura in cui tutti gli elementi rappresentati, sia quelli in primo piano che quelli di sfondo, sono perfettamente a fuoco.
La profondità di campo nel cinema fu una delle caratteristiche delle origini. Pensiamo per esempio all'Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei Fratelli Lumière. Qui sono a fuoco sia il treno che arriva - lo vediamo in Campo lungo - sia i passeggeri che in seguito scendono - li vediamo in vari piani di ripresa.
Ma un uso magistrale della profondità di campo lo fa O.Welles in "Quarto potere" (titolo originale: "Citizen Kane"). In questo modo evita gli stacchi e riesce a mettere a ''fuoco'' anche ciò che c'è dietro (uso magistrale del grand'angolo e del teleobiettivo) così la profondità di campo conduce direttamente al Piano Sequenza, una ripresa continua senza stacchi - che sarà poi utilizzata da J.L.Godard.
Questo lo si vede nella clip che segue.


Inizia il secondo flashback del film, come se fosse Thatcher direttamente a narrare. Siamo nel 1871 e Thatcher è alla pensione della madre di Kane, con il giovane ragazzo Charles che gioca fuori nella neve con lo slittino, inquadrato anche nella scena d'interno, tramite la virtuosistica profondità di campo che lo mostra attraverso la finestra.
I genitori del piccolo Kane decidono di affidare il figlio al banchiere Tatcher affinché questi lo porti con sé in città. L’inquadratura si struttura su tre piani distinti, che ne strutturano la profondità e che determinano i diversi rapporti di forza dei vari personaggi in scena: il bambino sullo sfondo (ignaro del proprio destino), in mezzo il padre (che cerca invano di opporsi alla decisione), in primo piano il tutore e la madre (i veri artefici di quanto sta accadendo).


IL PIANO SEQUENZA:

Il piano sequenza, formalmente, si può semplicemente definire come una sequenza costituita da un'unica inquadratura, fissa o in movimento, priva di stacchi  al suo interno (capace comunque, per lo più , di comporre un'autonoma unità scenico-narrativa).
Si può dire che il piano sequenza è l'essenza stessa del cinema che "si fa vedere senza farsi vedere", senza ricorrere alla sua forma espressiva principe, il montaggio. Nel piano sequenza il linguaggio del cinema trova compiutezza nella complessità del movimento della macchina da presa, la cui dinamica (o staticità) è già un montaggio di più scene-inquadrature che si fondono in un'unica scena-sequenza.
La storia del cinema pullula di memorabili piani sequenza che hanno caratterizzato un film, contraddistinto un autore, fatto epoca e "scuola". Vediamone alcuni esempi:

Un esempio famoso di piano sequenza è la scena dell'inseguímento del bambino in triciclo nel film ‘'Shining",del grande regista Stanley Kubrick. Qui per evitare scossoni alla macchina da presa nel passaggio fra pavimento e tappeti si è sostituito il normale carrello con la steadycam e per mantenere uniforme la distanza della cinepresa dal bambino, l'operatore viaggiava su una sedia a rotelle opportunamente modificata.

            



Bella anche dal punto di vista compositivo del paesaggio la scena tratta dal film "Io non ho paura" di Gabriele Salvatores. Da notare come la macchina da presa sembra quasi soffermarsi sulla radio che trasmette la musica che fa da sottofondo alla scena.


Segue la clip del piano sequenza più lungo della storia del cinema (quasi 6 minuti). Si tratta del film del 2006 "Espiazione" (titolo originale "Atonement ") del regista Joe Wright.



Dopo aver visto queste clip è interessante notare quanto un regista può produrre senso ed in modo molto originale senza aver bisogno di staccare la cinepresa dal soggetto/oggetto di ripresa e costruendo un “montaggio” interno alla scena stessa.
Gli unici effetti collaterali di questo modo di concepire una scena possono essere quelli di diventare un’esercizio di stile accademico e/o gratuito 

martedì 1 novembre 2011

IL LINGUAGGIO DEL CINEMA - Uno sguardo dietro lo schermo 1

Come dicevo agli inizi del mio blog, la capacità di dare un taglio professionale a delle riprese videoamatoriali, la si ottiene imparando a guardare i film proiettati nelle sale cinematografiche o alla televisione con uno sguardo diverso. Cioè educarci a comprendere le forme e le figure del linguaggio cinematografico. In poche parole un buon cinedilettante deve essere anche un buon cinefilo: allora seguitemi attraverso la visione e il commento di una serie di sequenze (insieme di scene): strumenti per l'analisi (critica ed estetica) di un film.

Iniziamo con  piani, campi e dettagli e inquadrature

CAMPI E PIANI:

Si parla di campo quando il soggetto dell'inquadratura è l'ambiente esterno in cui si muovono i personaggi.
Si parla di piano quando il soggetto dell'inquadratura è un personaggio.

Facciamo qualche esempio per capire, facendoci aiutare dal film (1975) Barry Lyndon di Stanley Kubrick 


Queste sembrano definizioni precise, ma non lo sono perchè sono di comodo; è difficile stabilire dove finisce un piano e incomincia l'altro, sia perchè ci può essere un'inquadratura intermedia, sia perchè il soggetto muovendosi all'interno dell'inquadratura cambia continuamente piano di riferimento. Queste definizioni rimangono comunque il punto di partenza per chi scrive la sceneggiatura, per chi realizza il film e per chi lo analizza.

Una curiosità: la scena del tavolo da gioco (del film Barry Lyndon) dove l'unica fonte luminosa sono le candele; è stata girata con macchine da presa munite di speciali obiettivi forniti dalla NASA ( in origine un obiettivo per macchina fotografica sviluppato per il programma Apollo e lo sbarco sulla Luna , modificato dalla Cinema Products Corp.)  che hanno reso possibile ricreare l'atmosfera del tempo (infatti il film sembra girato nel XVIII secolo, periodo in cui si svolgono i fatti raccontati nel film).



INQUADRATURA:

Come un essere vivente è composto da tante cellule, un film è formato da centinaia di quadri chiamati appunto inquadrature. Esse delimitano con precisione lo spazio che sarà ripreso e al contempo escludono tutto il resto (che rimarrà "fuori campo", ossia all'esterno del campo visivo dell'osservatore).

Dal film "Notorius" di Alfred Hitchcock, 1946


Due annotazioni:
- avete fatto caso come nella sequenza dell'ippodromo, la corsa si riflette nel binocolo di Ingrid Bergman?
Si è evitato con un dettaglio di fare una soggettiva dell'attrice perdendo la continuità della scena.
- avete notato il pavimento a scacchiera del salone? L'uso della scacchiera aumenta la percezione prospettica di un'immagine proiettata a due dimensioni. Quando andate al cinema, cercate di notare come questo artificio non sia così raro.

venerdì 28 ottobre 2011

Con questa clip si conclude "Itinerari e luoghi e la mia cinepresa", con il prossimo mese di novembre inizierò un nuovo capitolo di questo blog, dedicato ad alcuni  temi tecnico-didattici.
La clip che segue è un "corto" che vuole presentare uno dei borghi più belli d'Italia.
Per chi  volesse saperne di più:
Buona visione!

mercoledì 26 ottobre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa - Le falesie di Étretat (Normandia)

Nella clip che segue alcune scene tratte dal mio film "Normandia: il sogno appare"; fulcro di questo sogno l'incontro con le stupende falesie di Etretat, ritratte più volte in molte opere degli impressionisti di fine ottocento. Dalla spiaggia di ghiaia si vede la famosa "Porte d'Aval" e "l'Aiguille" la guglia dove Maurice Leblanc ha collocato il nascondiglio segreto del suo Arsenio Lupin. Due sentieri partono dalla spiaggia di ciottoli levigati della piccola cittadina di pescatori.
Uno sale sulle falesie d'Amont dove si trova la Cappella di Notre-Dame de la Garde, un monumento e un museo dedicati a Nungesser e Coli, i primi aviatori che l’8 maggio del 1927 tentarono di attraversare l’Oceano Atlantico del nord a bordo del loro aereo "White bird".
Ma il sentiero più battuto è quello che va verso ovest, nudo e senza costruzioni, in balia dei venti che non sono necessariamente violenti, caso piuttosto isolato per una scogliera. Il tragitto è un susseguirsi di emozioni, tra pendii a picco, archi naturali di una bellezza indicibile e guglie  che si ergono dal mare. Quando la roccia non si diverte a creare forme geometriche giocando col mare, lascia un muro verticale liscio e righettato come fosse una parete scolpita. Il  sentiero si rende spesso anche divertente osservando nell'attiguo campo da golf,  i giocatori che affrontano questo magnifico percorso che guarda sulle falesie e sull’oceano.
Scendendo alla base delle falesie si può percorrere l'itinerario a ritroso divertendosi ad esplorare le numerose grotte, ovviamente con cautela.
Il turismo in alta stagione è massiccio, ma si distribuisce bene lungo le scogliere e non dà particolare fastidio, vi posso assicurare che in certi tratti ci sarà solo la presenza dei gabbiani ad accompagnarvi.




sabato 22 ottobre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa - Avanos (Cappadocia) - Visita a una manifattura di tappeti



L'uso dei viaggi è di regolare l'immaginazione con la realtà, e, invece di far pensare come possono essere le cose, di farle vedere come sono.
Samuel Johnson, Johnsoniana, 1776


In Turchia, l'antica arte di tessere i tappeti si trasmette di generazione in generazione.
Originariamente, i tappeti servivano a scaldare e decorare le case. Facevano parte delle doti delle spose e delle donazioni alle moschee.
Abbiamo due tipi di tappeti : i tappeti annodati e i kilim che invece hanno fili verticali ( ordito ) e orizzontali ( trama ).
La parte iniziale della clip mostra la filatura della seta che viene utilizzata per realizzare tappeti totalmente in seta o misti conferendo loro un maggior pregio e un particolare effetto cangiante ai disegni e ai colori.
Nella seconda parte della clip alcune fasi della realizzazione di un tappeto annodato.

Un tappeto si compone di tre parti: l'ordito, la trama e i nodi.
L'ordito è costituito dai fili verticali; la trama, che dà compattezza al tappeto, dai fili orizzontali. I nodi di tipo turco ( nodi doppi o gordes ) sono costituiti dai fili annodati all'ordito, successivamente livellati con le forbici.


mercoledì 19 ottobre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa - La grotta di Nettuno a Capo Caccia (Sardegna)


Alto 168 m, Capo Caccia si innalza in una delle aree più interessanti della Sardegna dal punto di vista naturalistico: per la sua flora, per la sua fauna e perché ospita nel distretto sottomarino un gran numero di grotte sommerse di notevole interesse. Sotto lo sperone di Capo Caccia di fronte all'isola Foradada si trova la Grotta di Nettuno. La si raggiunge a piedi dalla sommità dello stesso promontorio scendendo lungo l'Escala del Cabirol (scala del capriolo), una scalinata panoramica di 656 gradini.
Il percorso all'interno della grotta è di circa 580 metri. La parte iniziale della grotta è occupata dal Lago Lamarmora, con acque particolarmente limpide.
Al centro del lago è presente una colonna stalagmitica alta un paio di metri, detta l'Acquasantiera perché sulla sommità sono presenti alcune vaschette in cui si raccoglie un pò di acqua dolce.
Tramite una breve discesa si arriva alla Sala delle Rovine, ornata di grandi stalattiti, per e poi si raggiungere la sala centrale, detta Sala della Reggia, da dove si vedono al centro grandi colonne calcitiche che si innalzano per 9 metri. Subito dopo la volta raggiunge i 56 metri di altezza, qui, grandi colate a canne d'organo e la colonna stalagmitica chiamata l'Albero di Natale, caratterizzano l'ambiente. Dalla Reggia si arriva in salita alla Sala Smith, così chiamata perchè un capitano inglese con questo nome  esplorò la grotta agli inizi del '800; al centro il cosiddetto Grande Organo, la colonna più grande della grotta (50 metri per 4 ed alta 49 metri)  . Lungo la parete opposta il soffitto diviene più basso e si entra nella Sala delle Trine e dei Merletti.
Si arriva infine alla cosiddetta Tribuna della Musica, una balconata da dove ci si può affacciare sulla Reggia e sul Lago Lamarmora.


Dal film "TRA GALLURA E LOGUDORO"

domenica 16 ottobre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa - Qumran e il Deserto di Giuda

Uno dei luoghi più brulli del pianeta, dove spesso in estate la temperatura supera i 40 gradi e si creano affascinanti giochi di luci, è il deserto di Giuda. Qui, incontrastato, regna da sempre il nulla.

Quando ho fatto le riprese, era l’agosto del 2005, il caldo era incessante. L’aria era talmente rarefatta e bruciante da respirare a fatica. Sembrava di avere un fon accesso, alla massima potenza, proprio davanti al volto.

Il Deserto di Giuda, perfettamente preservato e inviolato, è’ denso di suggestioni, di emozioni rese dal paesaggio, ma anche dalla storia che trasuda. Siamo in Cisgiordania, lembo di terra dove si trovano le rovine di Gerico, la città più antica della Terra. La linea irregolare del profilo delle colline si spezza solo quando s’incontra un’oasi. Questi luoghi racchiudono in se, preziose come perle nelle loro ostriche, splendide riserve naturali e, come ogni deserto, è più vivo di quanto si pensi.

Tra il limite meridionale del deserto e le rive del Mar Morto è situata Qumran, una località abitata nei tempi lontani, da una comunità essena, in un monastero costruito tra il 150 a.C. e il 130 a.C. che vide varie fasi di occupazione finché, nell'estate del 68, Tito, al comando della legione X Fretensis, la distrusse.

Qumran è divenuta famosa in seguito alla scoperta, nel 1947, del Rotolo di Isaia (uno dei rotoli del Mar Morto), visibile in una riproduzione all’interno del piccolo museo o centro visitatori. Questo sito archeologico fu notevolmente rivalutato e ben presto gli studiosi riconobbero che gli edifici erano appartenuti a una comunità religiosa ebraica, supponendo quindi che fossero stati i membri di questa comunità a nascondere i rotoli nelle grotte fra i vicini dirupi.

La clip seguente è un sunto delle sequenze di maggior durata del mio film "I paesi della luce".


sabato 1 ottobre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa - Nikolaiviertel - Berlino



Dal mediometraggio "Berlino"


Per chi ama la cucina tedesca :
Zum Paddenwirt
Nikolaikirchplatz 6, 10178 Berlin,
 +49 30/2426382 ‎

sabato 24 settembre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa - Una casa ipogea a Matmata - Tunisia



Matmata è un villaggio di origine berbera della Tunisia. Situato alle porte del deserto del Sahara è caratterizzato da una singolare architettura "troglodita", divenuto meta di numerosi turisti dopo essere stato set del film Guerre stellari.
Le abitazioni che caratterizzano questa cittadina sono scavate nel terreno, formando un cortile a cielo aperto, simile ad un cratere profondo circa 7 metri, dal quale si accede attraverso una galleria che si diparte dal piano di campagna o dai fianchi del terreno collinare. Dal cortile a cielo aperto, che ha anche la funzione di raccogliere la rara acqua piovana, si dislocano i vari ambienti delle abitazioni, scavati come degli angusti cunicoli sui fianchi del "cratere".
Questo tipo di architettura ipogea ha la funzione di creare zone ombrose al cortile e mantenere temperata l'abitazione, poiché le temperature in questa zona sfiorano frequentemente i 45 °C durante il periodo estivo, scendendo a livelli europei durante l'inverno.

giovedì 22 settembre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa - Staroměstské náměstí - Praga

Dal film "Inverno praghese"

Fatto l' ingresso in Staroměstské náměstí (Piazza della Città Vecchia), si rimane estasiati dall'estetica di una delle più belle piazze d’Europa. Gli antichi edifici e le chiese torreggianti fanno eco alla drammatica storia di Praga. La piazza è circondata da un labirinto di strade selciate ed è situata tra il Fiume Vltava (Moldava) e Piazza San Venceslao. Vale la pena visitare la Chiesa della Madonna di Tyn, l’Orologio Astronomico, la Torre del Municipio e la splendida Chiesa barocca di San Nicola. Al centro della piazza si trova la statua di Jan Hus, eretta per celebrare il 500º anniversario della morte del riformista.

mercoledì 21 settembre 2011

Itinerari e luoghi e la mia cinepresa

Sono passati 6 mesi da quando ho iniziato questo blog, in cui ho cercato, spero in modo interessante, di raccontarvi quanto possa essere divertente ed appagante l'hobby del fare cinema

E i miei progetti futuri?  Senza dimenticare il restauro dei miei vecchi film : la realizzazione di un corto "Switch on" ; il montaggio e la postproduzione del film "La costa dei trabocchi" con il girato fatto in abruzzo nel 2004 - 2006 - 2009 e 2011; il montaggio e la postproduzione del corto "Cinque scampoli di terra" (le isole Borromee).

Con questo post inizia una nuova fase del blog, dedicata unicamente alla documentazione dei miei viaggi sia con estratti dei miei film sia con la realizzazione ad hoc di videoclip utilizzando il numeroso materiale di archivio.
Buona visione!

Nell'agosto del 2010 fu trovato nei fondali marini delle Egadi un rostro di una nave romana. Il successivo 25 Settembre,  all'interno dello Stabilimento Florio (la Tonnara di Favignana), il rostro fu presentato al pubblico. Io mi trovavo a Favignana per girare "Orizzonti Egusei", di cui ho appena terminato il montaggio; ho potuto quindi documentare l'evento che vi presento nella clip che segue.
Lo Stabilimento è ora museo archeologico e museo della tonnara con l'esposizione delle attrezzature  inerenti la pesca e la lavorazione del tonno e sale di proiezione di documenti audio e video dell'epoca d'oro della tonnara.


Per approfondimenti: 
http://www.egadivacanze.it/informazioni/favignana/il-museo-stabilimento-florio.html


martedì 20 settembre 2011

Il Montaggio - 5

Lo spazio e il tempo filmici:
Il montaggio creativo è difficile da definirsi. Si può dire che consista nel servirsi delle riprese di un film, in modo di dare all'insieme un valore molto superiore a quello che avrebbe se fosse costituito semplicemente dai singoli quadri riuniti in un normale ordine logico.

Un film può essere composto di avvenimenti di tutti i giorni, di scene di lavoro in città, o contenere scene che rappresentano le grandi, vuote estensioni di campagna. Ciò nonostante, grazie al montaggio, queste immagini semplicissime possono venire impregnate di qualità espressive particolari, per esempio, sincerità, gioia, sforzo, ecc.

Non è possibile dare regole sul come fare per ottenere simili effetti, perchè essi risultano dalla associazione di molti processi creativi differenti. Si può, tuttavia affermare che se il cinema è divenuto un mezzo di espressione incomparabile, lo deve al montaggio. Il montaggio nel senso Iato del termine, si differenzia dal dialogo, dagli allestimenti scenici, dalla fotografia, dalla composizione musicale ecc. proprio perchè se questi sono mezzi d'espressione che possono tutti sussistere al di fuori del cinema, esso rimane un mezzo tipicamente ed esclusivamente cinematografico.

Fra gli elementi narrativi controllati dal montaggio, i più importanti sono il tempo e lo spazio filmico.
Nella vita reale il tempo scorre regolarmente. Non si può tornare indietro e neppure prevedere quello che verrà. In un film invece, tutto questo è facilmente realizzabile, per di più, il tempo reale può essere allungato o compresso a volontà.

Quanti film sono realizzati con le azioni parallele, le azioni ritornate, azioni accelerate e ritardate! Tutto ciò mantenendo l'illusione della realtà.
Cosa ancor più comoda, possiamo facilmente mettere la ripresa di un uomo realizzata ieri o l'anno passato, vicino ad una scena dello stesso uomo fatta oggi, senza che il pubblico se ne accorga.
In altre parole possiamo creare un nostro tempo. La stessa cosa succede con lo spazio. Nella vita reale se volete viaggiare da Milano a Boston, dovete percorrere la distanza che separa queste due città. In un film, si può fare lo stesso viaggio in una manciata di secondi.

Questo può sembrare, superficialmente, come chiudere una porta aperta. Supponete per esempio, di montare una sequenza immaginaria, che richiede la creazione dì un concetto tempo e spazio particolare. Supponete di aver visitato Boston l'anno scorso, con vostra moglie (marito), e di averla ripresa mentre passeggia per questa città. Prendete ora la vostra cinepresa e girate alcune scene nella vostra città (Roma, ad es.). Vi sarà possibile costruire una sequenza così: vostra moglie scende dalla metropolitana e si avvia verso la superficie; nella ripresa seguente passeggia per Quincy Market. Girando un angolo attraversa Piazza S. Pietro e subito dopo guarda l’Old State House. Potete riunire questa sequenza in modo che essa si svolga pienamente, dando al pubblico l'impressione che, in realtà, le riprese sono state fatte nell'ordine della loro presentazione, nello spazio e nel tempo corrispondente.

Il risultato non è molto interessante in se stesso, ma ha l'effetto di mettere in rilievo il completo controllo da parte del montatore del tempo e dello spazio, qualunque sia la sequenza sulla quale lavora. E, cosa più importante, ci suggerisce la possibilità di costruire una sequenza convincente partendo da riprese senza relazione fra loro, senza relazione, ben inteso, parlando del momento in cui sono state realizzate. In altre parole, possiamo far sì che il pubblico accetti per reale un avvenimento che non si è mai verificato. Entriamo, in sostanza, nel regno quanto mai artificioso del linguaggio cinematografico che, ripetiamo, non ha limiti.

Con questo post concludo l’argomento del montaggio, lascio a voi il compito di approfondirne gli aspetti, di sperimentare, di creare un vostro stile.

La clip che segue tratta dal mio film “Colori d’Africa” rappresenta l’attraversamento dello Chott el Djerid in Tunisia: man mano che si percorre la strada che collega Douz a Tozeur, la rara vegetazione arbustiva scompare, si entra in un paesaggio fantastico per 50 km fatto di nulla, poi ecco apparire nuovamente la vegetazione.



Lo Chott el-Djerid è un lago salato situato nel sud-ovest della Tunisia, in una depressione tra le oasi di Tozeur e di Nefta da un lato e tra Kebili e Douz ai confini del deserto del Sahara dall'altro, copre una superficie di circa 6.000 km², per una lunghezza di 250 km circa ed una larghezza di 20 km; è il più esteso lago salato della regione.
La sua superficie è composta da un agglomerato di cristalli di sale poggianti su un fondo sabbioso ed argilloso.
Nell'antichità veniva identificato con il leggendario lago Tritone. Plinio ed Erodoto lo hanno citato, assegnandogli una posizione geografica confusa.

sabato 10 settembre 2011

Il Montaggio - 4

Con il montaggio si cerca di creare una storia, questa storia deve innanzi tutto essere ambientata; l’inquadratura prettamente descrittiva che avvia una scena col compito di introdurne i caratteri ambientali, si chiama Piano d’ambientazione, esso permette allo spettatore di possedere tutte le informazioni necessarie ad una corretta comprensione di ciò che sta per essere narrato.
La rappresentazione che il montaggio dà dello spazio e del tempo è fortemente subordinata alle esigenze della narrazione e alla chiarezza della sua esposizione.
Un qualsiasi ambiente, definito come lo spazio diegetico, può essere scomposto da un insieme di inquadrature che ci danno di esso una serie di prospettive.
La rappresentazione di quest’ambiente con una successione di inquadrature scelte dal regista o dal filmmaker si definisce invece come spazio filmico.
Per cui mentre nello spazio diegetico l’intero è scomposto in parti dal montaggio, nello spazio filmico è il montaggio delle parti a comporre l’intero; questo gioco di frammentazione dello spazio viene chiamato decoupage. Il ruolo essenziale per dar vita ad uno scorrevole flusso di immagini da un’inquadratura a un’altra e quindi facilitare la proiezione dello spettatore nel mondo della finzione è dato dalla continuità  principio cardine del decoupage. Tutto questo lo si ottiene mediante il raccordo che può essere:
- Raccordo di sguardo: un’inquadratura mostra una persona che guarda qualcosa, quella successiva mostra questo qualcosa;
- Raccordo del movimento: un gesto iniziato dal personaggio nella prima inquadratura si conclude nella seconda;
- Raccordo in asse: due momenti successivi di un’azione sono mostrati in due inquadrature, la seconda delle quali è ripresa sullo stesso asse della prima, ma più vicina o lontana di questa in rapporto al soggetto agente;
- Raccordo sonoro: una battuta di dialogo, un rumore o una musica si sovrappone a due inquadrature legandole così tra loro.
Se il lavoro del montaggio viene eseguito tenendo sempre presente questi principi, ogni mutamento di inquadratura diventa sicuramente meno evidente.
Al raccordo si può abbinare la Transizione: il passaggio da un’immagine A ad un’immagine B determina per chi guarda un film “L’effetto montaggio”. Questo effetto viene chiamato “transizione” che può essere:
- Lo stacco, cioè il passaggio diretto e immediato da un piano a quello successivo;
- La dissolvenza (d’apertura, di chiusura, incrociata), l’immagine che appare progressivamente a partire dal nero dello schermo è la prima, l’immagine che scompare progressivamente fino a diventare nera è la seconda, l’immagine che scompare e quella che compare si sovrappongono per pochi instanti è la terza.
L’IRIS dove un foro circolare si apre o si chiude intorno a una parte dell’immagine, e la TENDINA dove la nuova immagine si sostituisce alla precedente facendola scorrere via dallo schermo, sono altre soluzioni non molto usate.
Quasi tutti i software di montaggio offrono svariate tipologie di transizioni; secondo il mio punto di vista è meglio utilizzare unicamente quelle indicate sopra rendono il filmato più naturale e professionale.



Nella clip seguente si potrà notare un riassunto visivo di ciò che ho scritto, c’è inoltre da dire che in fase di ripresa avvenuta in momenti temporali diversi, ho abbondato nella ripresa soggettiva rispetto a quella oggettiva:
Descrivere le immagini di una ripresa in modo soggettivo, è porre la videocamera al posto degli occhi. Ogni individuo vede con i propri occhi, quindi se il regista vuole mostrare la "personale" visione di un personaggio, deve far vedere con i suoi occhi.... e proprio ponendo la videocamera all'altezza degli occhi del nostro soggetto, possiamo realizzare il tutto.L'importante è far muovere la videocamera, nella stessa identica maniera in cui si muove il personaggio.... e soprattutto, dal sua reale punto di vista. La ripresa oggettiva, invece, è una ripresa neutrale, fatta in terza persona, è uno spettatore qualsiasi, ovvero proprio lo spettatore cinematografico, che vede la scena con i suoi occhi, quindi dal suo punto di vista. La maggior parte delle riprese vengono effettuate in questa maniera.



Dal film "L'oro del tempo"

Pedalando tra i fiumi e valli del Giura di Franconia si scoprono le tracce della storia dell’ Impero romano, il passato rinascimentale e barocco, i fossili delle primordiali barriere coralline.
Si segue perlopiù il corso del fiume Altmhül dove le piste ciclabili “risparmiano” chi non ha salite o chilometri nelle gambe.
E’ la zona del “Vallo Retico” dove lungo le tracce e i resti del “Limes” sfilano colonne di ciclisti e plotoni di escursionisti.
Le riprese sono state eseguite in occasione del 25° anniversario dall’istituzione del Parco naturale dell’ Altmhültal



domenica 4 settembre 2011

Il Montaggio - 3

LA DURATA DELLE SCENE
Ho già detto che la durata media di una ripresa dovrebbe essere da 5 a 10 secondi. Voi potete, beninteso, avere delle riprese più lunghe o più brevi. Ma io credo che non dovrete allontanarvi da questa media se non avete una particolare giustificazione.
Le durate estreme ed il ritmo
La ripresa deve, evidentemente, essere abbastanza lunga perchè lo spettatore abbia il tempo di intendere il suo contenuto e quindi la sua durata minima dipende dalle sue caratteristiche espressive, formali  o narrative.
Un semplice oggetto, come il quadrante di un orologio, viene registrato molto rapidamente dalla mente degli spettatori. Il primo piano di queste immagini sarà visto e compreso in meno di due secondi.
AI contrario, per apprezzare un paesaggio, servono almeno 5 secondi.
Ma cerchiamo di non cadere nell'eccesso contrario. Una ripresa deve essere corta per non diventare noiosa. Supponete, ad esempio, di mantenere sullo schermo per una durata di 20 secondi la scena di una casa. Il pubblico sarà preso da un senso di noia perchè aspetta o qualcosa che non accade, oppure la scena seguente.
Questo esempio è esagerato, ma è una spiegazione della regola seguente: una ripresa non deve restare sullo schermo, per nessun motivo, più a lungo di quanto non se ne riconosca la necessità e la funzione da un punto di vista narrativo. Una ripresa deve, cioè, essere sufficientemente lunga perchè si abbia il tempo di comprenderla e abbastanza corta perchè non ci si accorga di aspettare la seguente.
La brevità è, comunque, preferibile alla lunghezza: il difetto dei film di dilettanti è di essere troppo prolissi.
E' probabile che questo dipenda dal fatto che sono le proprie riprese quelle che il dilettante deve tagliare, ed in questo caso è difficile essere senza pietà. So bene quanto voi che è difficile far sparire il 50% di una bella ripresa, in particolare quando siamo stati noi stessi ad averla girata.
Ma i sentimenti personali non hanno niente a che vedere col montaggio di un film, e se risparmiate i tagli, vuoi dire che preferite  condannare il film, perché questo senz'altro ne soffrirà. Ciascuna ripresa deve portarci il suo messaggio e poi lasciare il posto a quella seguente. Se avete a che fare con una scena che mostra un personaggio od un oggetto che esce di campo, tagliatela un po' prima che la scena rimanga libera.
Sullo schermo non deva mai apparire una scena “vuota”, senza azione, a meno di non desiderare particolari effetti espressivi. Se, ad esempio, volete mostrare una strada che si fa fa deserta a causa di un improvviso temporale, in questo caso potete continuare la scena anche dopo che l'ultimo personaggio è uscito dall'inquadratura; ma sono eccezioni.
La lunghezza di molte riprese non solo è regolata dal contenuto, ma può essere imposta dal cambio d'inquadratura del quadro seguente, cioè per la regola della continuità.
Quando vi è un solo punto in cui i due fotogrammi si accordano, dovete per forza tagliare e unire in questo punto. Ma se avete possibilità di scelta, usatene con discrezione perchè il tono generale di un
film può essere profondamente modificato dalla lunghezza relativa delle riprese, essendo proprio questo fattore, soprattutto, a determinare il ritmo di una sequenza. Infatti, nell'uso comune, per ritmo cinematografico si intende la caratteristica di velocità espressiva con cui viene presentata l'azione scenica, grazie proprio al montaggio,.
Così un succedersi di quadri brevi, darà un ritmo che rafforza l'aspetto convulso di una sequenza ed eccita
il pubblico, in particolare se ci si serve solo di primi piani e di campi medi. Potete imparare molto esercitandovi in questo tipo di montaggio. Riunite le vostre riprese in modo che esse siano sempre più corte man mano che si avvicinano al culmine dell'azione. Poi mantenete la scena finale molto più lunga. Sarete sorpresi dalla potenza suggestiva che possono avere queste riprese estremamente corte in una sequenza del genere. Mentre per alcune situazioni le sequenze richiedono un montaggio molto sostenuto, ve ne sono altre per le quali, al contrario, si adatta un ritmo lento, distensivo.
Una successione di quadri piuttosto lunghi può essere utilizzata per accentuare un'atmosfera di riposo e di pace.
Un paesaggio di campagna, in un caldo pomeriggio d'estate, per esempio, non sarà compatibile con un montaggio rapido. AI contrario la lentezza del ritmo metterà in valore l'impressione di calore soffocante suggerito dall'immagine.
Anche in questo caso, tuttavia, cercate di non esagerare. Per giustificare la sua notevole durata, una ripresa deve avere un interesse particolare od una bellezza eccezionale. Come regola, la lunghezza media di una ripresa, in una sequenza lenta, non deve sorpassare i dieci secondi. Vi sono solo rare occasioni in cui scene estremamente lunghe possono avere una giustificazione.
Comunque il ritmo interno del film dev'essere studiato in maniera di rafforzare il ritmo “proprio” dell'azione reale che si vuole presentare, il che significa che anche questo elemento dev'essere considerato in fase di ripresa. Tuttavia i problemi del ritmo spettano quasi esclusivamente al montatore e costituiscono uno degli aspetti più interessanti del suo lavoro.



Il corto della clip seguente è stato girato in RVM con il montaggio in macchina, cioè avendo avuto la cura di filmare (durata di ripresa, inquadratura, successione dei campi) avendo presente il risultato finale (grazie anche al tipo di situazione che lo permetteva: una serie di quadri in successione temporale). Il filmato è stato digitalizzato mediante una scheda di acquisizione video.
L'aggiunta poi del titolo e del sottofondo sonoro hanno completato il filmato



Quest'itinerario, molto panoramico, non presenta difficoltà di rilievo ma bisogna segnalare che il tratto iniziale è costituito da una ripida e faticosa salita.

La partenza è in via Fondaco, la stradina in fondo al parcheggio di Portofino, che sale passando sotto alla caserma dei Carabinieri.
Oltrepassato l'Hotel la strada si trasforma in una scalinata di larghi gradini di pietra e cemento, molto ben tenuti, che si inerpica in mezzo alla vegetazione.
Il sentiero, in gran parte sterrato e pianeggiante, si snoda tra la campagna fino a località Vessinaro dove parte la deviazione per Cala degli Inglesi (bellissima insenatura raggiungibile solo a piedi o in barca); il cammino prosegue diritto sotto i castagni. Imboccato il viottolo che avanza seguendo il lato occidentale del Promontorio, e, affacciato sulle numerose calette sottostanti alterna brevi tratti pianeggianti a numerosi saliscendi in mezzo a sporgenti roccioni, si arriva, dopo 1h  e 10' dalla partenza, in località Base 0.
Base 0, postazione militare durante la II Guerra Mondiale, è oggi un punto di sosta panoramico.
Da qui il sentiero si addentra nel bosco e scende in maniera ripida e irregolare con notevoli scorci panoramici sul borgo.
L'arrivo a San Fruttuoso è presso la base di atterraggio degli elicotteri, da qui si prosegue in mezzo ad alcune abitazioni e passando sotto a un portico si accede alla prima delle due incantevoli baie.

martedì 30 agosto 2011

Il Montaggio - 2

In questi post che riguardano il montaggio non mi soffermo sull’editing video e i relativi software dedicati, in quanto sono argomenti facilmente reperibili su altri siti e blog, è mia intenzione darvi consigli di natura pratica per ottenere un prodotto gradevole da mostrare ad amici e parenti.

I film di viaggio, i documentari e i film di vacanze sono quelli che piacciono soprattutto ai dilettanti e che spesso sono realizzati senza una sceneggiatura o con una sceneggiatura schematica come ho già avuto occasione di parlarne. In linea generale questi film sono più facili da montarsi di quelli con una trama: i cosiddetti film a soggetto.

Nei film a soggetto, poi, a parte la sceneggiatura, lo sviluppo dell'azione stessa può guidare nella scelta dei punti dove tagliare, mentre nei film di viaggio è spesso questione di preferenza e di gusto personali. Ma la maggior libertà nella scelta rende alle volte le decisioni più difficili. 
L'ordine di presentazione del soggetto, ammettendo che non sia stato stabilito in precedenza, viene determinato in funzione del resto del film. Si possono riunire le riprese nel loro ordine cronologico o secondo un ordine dì luogo, e restano ancora altre possibilità. Se avete una o parecchie riprese della stessa scena, sapete che è in genere cosa migliore, anche in un documentario, di mettere un campo lungo prima di uno ravvicinato, in maniera di mostrare una visione generale, prima di far vedere qualche dettaglio. Sarà più facile così evitare i cambiamenti d'angolo o di distanza troppo bruschi.

La durata delle riprese è una questione altrettanto importante, la lunghezza media dev'essere però generalmente più grande, perchè il valore delle scene, in questo genere di film, risiede essenzialmente in elementi figurativi, formali ed estetici (l'aspetto narrativo passa in subordine). Ciò nonostante guardatevi dalle riprese troppo lunghe e decidete la durata di ciascuna di esse secondo le sue qualità e l'interesse che potrà suscitare. Imparate a realizzare riprese più lunghe di quello che ritenete possa servire, questo vi darà modo di avere maggior margine per poter tagliare e quindi decidere la lunghezza dei vari quadri.

Nei film di viaggio sono molto frequenti le panoramiche e zoomate. Esse devono però sempre cominciare e finire ,come ho già detto in un altro post, con una inquadratura interessante. Se la successione d'immagini risulta un po' monotona ovvero termina bruscamente su un punto senza rilievo, eliminatela oppure tagliatela là dove inizia ad essere noiosa. La direzione della panoramica nelle differenti riprese, è altrettanto importante quanto quella del movimento attraverso lo schermo. Non mettete mai vicine due riprese nelle quali la cinepresa svolge panoramiche in senso opposto (alcuni software di montaggio permettono di invertire il senso della panoramica, qui però bisogna fare attenzione che nella ripresa non ci siano oggetti in movimento). Le panoramiche che si seguono l'una all'altra nella medesima direzione, possono invece essere molto gradevoli.
Anche un paesaggio molto bello, di impeccabili qualità fotografiche, può divenire però monotono se è montato senza immaginazione. Dei primi piani dettagliati di persone o cose, sono molto utili ed aiutano a creare un ambiente e a rendere una scena più viva. L'elemento sorpresa è pure un mezzo efficace.

Errori comuni in fase di montaggio:
1)      L’inversione di campo - il soggetto inquadrato cammina da destra verso sinistra, nell’inquadratura successiva cammina da sinistra verso destra, il pubblico ha l’impressione che il soggetto torni indietro. Per evitare l’errore è sufficiente inserire fra le due un’inquadratura neutra per esempio un primo piano frontale o un’inquadratura “soggettiva” cioè una ripresa di quello che vede l’attore con i suoi occhi;
2)      Il doppione - è la ripetizione di un immagine o un’azione dovuta ad un errore di stacco tra due inquadrature, per esempio quando si ottengono due inquadrature tagliando una carrellata reale o con lo zoom, una panoramica o un piano sequenza. Il modo migliore per evitare l’errore è eseguire il taglio della ripresa direttamente sulla time line e non nello story-board;
3)      Il salto di scena - provocato dall’arresto della macchina da presa e il successivo riavvio. Rimanendo costante l’inquadratura lo spettatore vedrà un salto ingiustificato nei movimenti di scena. Si dovrà eliminare l’inquadratura precedente o quella successiva, la scelta al montatore;
4)      Insufficiente od eccessiva variazione di quadro - nel passare da un’inquadratura all’altra, per modificare il punto di vista, è necessario che vi sia una sensibile differenza. Un punto di vista variato di poco crea uno sgradevole effetto visivo di salto di posizione. Se si inquadra un soggetto in campo lungo, poi facciamo seguire un primo piano o un dettaglio, gli spettatori non capiranno a cosa si riferisce il secondo quadro;
5)      Continuità - poiché le riprese sono effettuate in tempi e luoghi diversi, evitare di abbinare due inquadrature dove per esempio vostro figlio nella prima indossa una t-shirt e nella seconda una camicia;

Di volta in volta inserisco scene di miei filmati che mostrano quello che si può ottenere con un minimo di tecnica e che siano interessanti, per gli appassionati di viaggi, dal punto di vista dei luoghi rappresentati. 

I Fari di Cape Cod
dal Film "Cuore d'America"


Provincetown Harbor è un grande porto naturale al largo della città di Provincetown, Massachusetts. Il porto è in gran parte profondo 27 m e si estende circa un miglio da nord a sud e due miglia (3 km) da est a ovest, cioè, una grande ciotola  senza un canale dragato necessario per l'ingresso e l'uscita dei natanti.

Il Breakwater West End, o diga, costruita nel 1911 dalla US Army Corps of Engineers,per proteggere il porto di Provincetown dalle sabbie mobili delle dune, è aperto al pubblico per camminare ed esplorare la punta della penisola di Cape Cod.
La diga si trova immediatamente di fronte al memoriale del primo approdo dei Padri Pellegrini a Cape Cod.


http://www.lighthouse.cc/woodend/history.html
http://www.lighthouse.cc/highland/history.html
http://www.nausetlight.org/
http://www.rudyalicelighthouse.net/MassLgts/Sisters/Sisters.htm
http://www.lighthouse.cc/chatham/history.html

sabato 27 agosto 2011

Il Montaggio - 1

Diceva Stanley Kubrick: "Tutto quanto precede il montaggio è semplicemente un modo per produrre una pellicola da montare".

Il montaggio di un film, lungo o corto che sia, è considerato l’arte del “taglia” e “cuci”: tecnica che mediante la giusta combinazione dei quadri, delle scene, delle sequenze apporta senso, forma, ritmo e significato al filmato.Tuttavia il cinema per i primi 15 anni della sua vita ha quasi ignorato questa tecnica.Oggi  il montaggio  è considerato non solo un elemento essenziale del “linguaggio cinematografico  e televisivo” ma anche il più specifico: quello che da il tocco finale all’intero prodotto audiovisivo.  
A seguire 2 clip: la prima rappresenta il girato originale, la seconda il risultato dopo il montaggio.
Questo esempio denota come un semplice montaggio riesca ad attrarre maggiormente lo spettatore.

Questo breve filmato si riferisce all'Abbazia di S. Maria di Vezzolano, in provincia di Asti.
Da Wikipedia:
Vi sono diverse ipotesi sull'origine del nome e della località, tra le quali l'apparentamento con la gens Vetia o al centro di Vézelay in Francia, dove già al tempo di Carlo Magno esisteva un'abbazia soggetta a Cluny. Probabilmente è più attendibile l'origine medioevale o regionale del toponimo da Vezola o Vetiola nel significato di recipiente d'acqua dato che nelle vicinanze dell'edificio scorre un ruscello.
Secondo una leggenda la fondazione della chiesa risalirebbe a Carlo Magno; secondo la versione più attendibile, l'imperatore nell'anno 773 stava cacciando nella selva di Vezzolano, quando improvvisamente gli sarebbero apparsi tre scheletri usciti da una tomba, provocandogli un notevole spavento. Aiutato da un eremita invitato a pregare Maria Vergine, egli volle edificare nel luogo dell'apparizione una chiesa abbaziale.
Secondo una ricostruzione storica si può pensare che fosse già esistente in epoca longobarda e che sia stata successivamente ingrandita godendo sempre di più di fama e ricchezza. Nel X secolo l'abbazia venne distrutta dai Saraceni, ricostruita e nel 1002 donata da Arduino re d'Italia a Oddone di Bruzolo che la diede in eredità ai suoi discendenti i quali la cedettero nel 1095 al preposto di Vezzolano. L'abbazia venne abitata da religiosi fino agli inizi dell'Ottocento, durante la dominazione napoleonica.




giovedì 25 agosto 2011

Il Blog riprende il suo corso


Buongiorno a tutti, eccomi dopo un periodo di pausa: una lunga vacanza in cui ho accumulato nella mia camcorder il materiale video che mi servirà nella realizzazione dei prossimi film in progetto.
E voi? Avete terminato le vacanze? Siete pronti a montare le vostre riprese video?
Prossimamente scriverò su questo argomento, intanto iniziate a fare una cernita delle vostre riprese, buon divertimento!

sabato 18 giugno 2011

Braga (Portugal) - Festa di San Giovanni Battista

Fra una settimana, e precisamente il 24 Giugno, ricorre la commemorazione di San Giovanni Battista.
A Braga, città che si è mantenuta fedele alla secolare tradizione religiosa, la vigilia di questa ricorrenza si rivive intensamente tutti gli anni  anche per il fatto che il santo è il patrono della città.
Questa clip costituita da scene tratte dal mio film “Dove l’Europa incontra l’oceano”, inizia con la salita al Santuario de Bom Jesus che si trova sulle alture che circondano la città.
Il santuario può essere raggiunto a piedi, automobile o funicolare, notevole opera di ingegneria del XIX secolo. Fu la prima funicolare a essere installata in Portogallo, nel 1882, e lavora ancora con un sistema ad acqua per superare un dislivello di 300 metri in tre minuti.
Il Santuario fu progettato da Carlos Amarante (1748), che privilegiò lo stile neoclassico di ispirazione italiana, inserendo l’imponente chiesa nell’armonia del paesaggio del nord del Portogallo. La scalinata che conduce in cima è formata da 17 pianerottoli decorati da fontane simboliche, statue allegoriche e altre decorazioni barocche con tematiche diverse.
Ridiscesi in città si può godere dei giochi d’acqua delle numerose fontane, mentre gruppi folkloristici e bandistici si esibiscono in strade e piazze, che all’ora di cena si riempiono di tavolate di cittadini e turisti pronti a gustare il pesce cotto alla griglia, ed in particolare le sarde.
La giornata si conclude con la sfilata dei gruppi folkloristici e bandistici che hanno allietato la giornata della vigilia della Festa di San Giovanni in quel di Braga.


lunedì 13 giugno 2011

Il viadotto elicoidale di Brusio

La ditta inglese General Water Power Limited ottenne nel 1899 la concessione per la costruzione della Ferrovia del Bernina, da St.Moritz a Tirano, collegando così la località mondana all’intera rete europea. I lavori furono completati nel 1910 ma solo negli anni ‘40, contemporaneamente alla Bellinzona-Mesocco, la Ferrovia del Bernina, il cui elemento architettonico più emblematico è il viadotto elicoidale di Brusio, entrò a far parte della “Viafier retica”,una delle più vaste reti ferroviarie a scartamento ridotto del mondo. Prima dell’inizio della Grande guerra le principali vallate erano state raggiunte dalla ferrovia. L’allacciamento della RhB alla Ferrovia Visp-Zermatt e alla Furka-Oberalp creò nel 1930 il Glacier-Express, collegamento turistico ininterrotto di 291 km.
Gli ingegneri coinvolti, fra cui Hans Studer, spesso poco conosciuti dal grande pubblico, eseguirono progetti che rispettavano il paesaggio e ne valorizzavano gli aspetti a fini turistici. Grazie a loro i Grigioni possono promuovere un territorio unico al mondo, caratterizzato da un paesaggio bellissimo all’interno del quale scorrono i famosi “trenini rossi” che lo rendono ancora più caratteristico. La RhB è un capolavoro della tecnica in perfetta armonia con l’ambiente, un pezzo di bravura dell’era pionieristica ferroviaria e un esempio di gestione del paesaggio di alta montagna. È diventata un monumento culturale vivente di indubbia qualità che giustifica ampiamente l’inserimento della “Ferrovia Retica” nel patrimonio mondiale dell’UNESCO. 
Nei miei precedenti post: "Gallery" e "Movimenti di macchina", altre scene riprese dal Bernina Express.


sabato 11 giugno 2011

Le grotte marine di Marettimo (Sicily)


Le Egadi sono l'area marina protetta più estesa d'Europa. Nelle acque di Marettimo, la più lontana delle Egadi, la più alta, la più montuosa, la più selvaggia, si trova la zona A di riserva integrale. Il periplo completo dell'isola regala forti emozioni: il panorama cambia di continuo e i riflessi dorati del sole danno risalto alle rocce e all'infinita gamma di colori del mare.

Dal Film "Orizzonti Egusei"

venerdì 10 giugno 2011

Il cannone del Gianicolo (Roma)

Una tradizione che da più di un secolo, sia pure con alcune interruzioni, è in voga a Roma è quella di segnare l'ora mezza con un colpo a salve di cannone. La consuetudine iniziò per decisione di Papa Pio IX il primo dicembre 1847: il Pontefice, per evitare che le tante chiese e parrocchie della città suonassero il mezzogiorno con discrasie dovute ai diversi parroci che le governavano, decise di "sincronizzare" le campane romane proprio con questo sistema, posizionando un cannone nella terrazza più alta di Castel Sant'Angelo. Poco tempo dopo il cannone venne spostato al piano terra del Castello, e qui rimase a svolgere il suo compito  fino al 1903, per poi trasferirsi sulla collina di Monte Mario e - infine - nel gennaio del 1924 in cima agli 82 metri di uno dei sette colli, il Gianicolo, dove tutt'ora si trova.

Dal cortometraggio "Roma'96"

mercoledì 8 giugno 2011

Filmare la natura


Come ho già fatto il mese scorso, per stemperare l'aspetto didattico dei miei post e per deliziare i "viaggiatori e non" che seguono il mio blog, per qualche settimana posterò alcune clip. Inizio con alcune scene ricavate dal Film "Emozioni africane" del 2007 ( 60 min), di cui ho curato la postproduzione. Le riprese sono state effettuate da mio figlio e mia nuora.


Le cascate Vittoria


Canoing sullo Zambesi


Incontri ravvicinati

La savana

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