Ho dato molte nozioni e non già delle regole o delle formule perchè logicamente questo non è un campo dove le difficoltà si possono superare seguendo schemi fissi. Tutto dipende da un Iato dalle esigenze particolari e dall'altro dal vostro grado di competenza e di sensibilità musicale. Per la procedura, invece, è possibile indicare una via da seguire per poter svolgere con più accuratezza e raziocinio un lavoro già di per sè tanto interessante e avvincente ma altrettanto difficile. Se il commento parlato od i rumori è necessario studiarli durante la stesura del libretto di montaggio, per la musica, se pur si possono avere delle idee, è meglio procedere dopo la visione del film. Una sola visione del film, però, non è sufficiente, bisogna vederlo tante volte quante bastano per impararselo a memoria, per compenetrarlo, per “sentirlo” in ogni aspetto. Solo a questo punto si può fare una caratterizzazione precisa del lavoro, sia nel suo complesso, sia nelle singole parti e sequenze. Si potrà osservare che almeno questa caratterizzazione dovrebbe essere già nota, in precedenza. Insisto che non è sufficiente sapere che si tratta di un film triste o allegro, che questa sequenza sviluppa una situazione drammatica e quell'altra una situazione a lieto fine. L’associazione effettiva tra suono e immagine, cioè “l'ispirazione” per la scelta della musica, può avvenire nel modo migliore sotto l'influenza delle immagini visualizzate. A questo punto, con il film perfettamente assimilato, si può pensare alla scelta dei brani, seguendo uno schema che avremo tracciato ed in cui risulta la successione delle sequenze, la loro durata, ed i punti in cui riteniamo opportuno cambiare i motivi. Il lavoro di ricerca e di accoppiamento dev'essere svolto facendo appello alla nostra memoria auditiva ed alla nostra sensibilità musicale che devono suggerirci un certo numero di pezzi orientativi mentre nella nostra mente dovremmo già riuscire a vedere con l'aiuto dell'immaginazione la sequenza accompagnata da questo o da quel brano. Questa capacità di saper rintracciare i motivi più adatti, che rispondano a tutti i requisiti più sopra illustrati, costituisce il nocciolo della faccenda, o, per meglio dire, costituisce il banco di prova per determinare il grado di competenza e di bravura del cinedilettante o dell'addetto alla musica (se si lavora in equipe): dalle sue doti dipende la miglior o minor efficacia del commento musicale. Identificati i brani non rimane che sentirli prima da soli, poi con la proiezione del film, senza preoccuparsi per ora di problemi di sincronizzazione ecc., solo per controllare, grosso modo, se i motivi vanno bene. Solo in seguito, scendendo ad esaminare le esigenze particolari, si potrà procedere ad un'ulteriore selezione ed alla scelta definitiva dei pezzi per le rispettive sequenze. Così si procede fino alla fine. Dico per inciso che se le sequenze non richiedono cambiamenti ma il motivo finisce sarà possibile o riprenderlo o, forse meglio, passare in dissolvenza ad un altro brano molto simile come linea melodica, come tempo e come esecuzione così che il passaggio non venga quasi avvertito. Però, in linea di massima, non è bene cambiare in continuazione, ove non richiesto, bensì è meglio “ lavorare” con pochi pezzi.
Nella clip che segue potete notare come nella colonna sonora il sottofondo musicale realizzato con brani di jazz e musica turca, pause ,silenzi e il commento parlato, diano forza espressiva alle immagini.
Può capitare, naturalmente, che molte volte si intuisca subito il brano perfettamente adatto, come altre volte di non riuscire a trovarne neppure uno soddisfacente. Si tratterà allora o di scendere a compromessi o di effettuare una vera e propria ricerca, facendo appello alle proprie cognizioni musicali, perchè il numero delle composizioni è tale che non può non esserci il motivo che fa per noi. E' comunque un lavoro di grande soddisfazione, ma richiede prove e riprove e tanta pazienza senza mai avere la pretesa di far presto e bene. Uno dei sistemi più efficaci, nella creazione di un commento musicale, è di assumere una melodia ricorrente che verrà introdotta all'inizio e poi ripetuta nei punti chiave ed alla fine; si ottiene come risultato psicologico che lo spettatore, ogni qual volta sente le prime battute di quel motivo, è indotto a pensare che la scena che sta per vedere è appunto narrativamente importante, che la trama è ad una svolta decisiva. La ricorrenza del motivo base, inoltre, può essere sfruttata per creare strette relazioni di persone, di luoghi, di periodi, di ricordi, di fatti precedentemente avvenuti, con la situazione presente così da riportarvi l'attenzione dello spettatore e da creare uno strettissimo nesso fra i due concetti. Ricordo poi che anche qualche pausa, qualche attimo di silenzio, può essere altrettanto efficace della musica, innanzitutto per creare, ad esempio, stati di "suspense", poco prima, oppure subito dopo l'epilogo del fatto. Il silenzio assoluto, comunque, serve in questi casi a dare una sensazione di disagio e di tensione molto intensa; per questo occorre qui farne un uso oculatissimo ed a ragion veduta. Ma anche un'interruzione normale tra un pezzo musicale e l'altro, anzichè i soliti passaggi, può essere gradita allo spettatore (quasi una breve parentesi di riposo!) specie se vi è nel contempo dialogo o commento parlato. Infine anche i silenzi possono diventare fattori attivi della sonorizzazione: infatti servono a conferire ai successivi "attacchi" musicali una maggior forza espressiva per cui è giusto tenerne conto e usarli quando si vogliono conseguire effetti di particolare enfasi. Un attento esame dei commenti musicali di film professionali darà ottime indicazioni su quanto ho finora esposto e costituisce il miglior esercizio per acquisire preventivamente un po' di pratica.
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