LA PROFONDITA' DI CAMPO
E' l'inquadratura in cui tutti gli elementi rappresentati, sia quelli in primo piano che quelli di sfondo, sono perfettamente a fuoco.
La profondità di campo nel cinema fu una delle caratteristiche delle origini. Pensiamo per esempio all'Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei Fratelli Lumière. Qui sono a fuoco sia il treno che arriva - lo vediamo in Campo lungo - sia i passeggeri che in seguito scendono - li vediamo in vari piani di ripresa.
Ma un uso magistrale della profondità di campo lo fa O.Welles in "Quarto potere" (titolo originale: "Citizen Kane"). In questo modo evita gli stacchi e riesce a mettere a ''fuoco'' anche ciò che c'è dietro (uso magistrale del grand'angolo e del teleobiettivo) così la profondità di campo conduce direttamente al Piano Sequenza, una ripresa continua senza stacchi - che sarà poi utilizzata da J.L.Godard.
Questo lo si vede nella clip che segue.
Inizia il secondo flashback del film, come se fosse Thatcher direttamente a narrare. Siamo nel 1871 e Thatcher è alla pensione della madre di Kane, con il giovane ragazzo Charles che gioca fuori nella neve con lo slittino, inquadrato anche nella scena d'interno, tramite la virtuosistica profondità di campo che lo mostra attraverso la finestra.
I genitori del piccolo Kane decidono di affidare il figlio al banchiere Tatcher affinché questi lo porti con sé in città. L’inquadratura si struttura su tre piani distinti, che ne strutturano la profondità e che determinano i diversi rapporti di forza dei vari personaggi in scena: il bambino sullo sfondo (ignaro del proprio destino), in mezzo il padre (che cerca invano di opporsi alla decisione), in primo piano il tutore e la madre (i veri artefici di quanto sta accadendo).
IL PIANO SEQUENZA:
Il piano sequenza, formalmente, si può semplicemente definire come una sequenza costituita da un'unica inquadratura, fissa o in movimento, priva di stacchi al suo interno (capace comunque, per lo più , di comporre un'autonoma unità scenico-narrativa).
Si può dire che il piano sequenza è l'essenza stessa del cinema che "si fa vedere senza farsi vedere", senza ricorrere alla sua forma espressiva principe, il montaggio. Nel piano sequenza il linguaggio del cinema trova compiutezza nella complessità del movimento della macchina da presa, la cui dinamica (o staticità) è già un montaggio di più scene-inquadrature che si fondono in un'unica scena-sequenza.
La storia del cinema pullula di memorabili piani sequenza che hanno caratterizzato un film, contraddistinto un autore, fatto epoca e "scuola". Vediamone alcuni esempi:
Un esempio famoso di piano sequenza è la scena dell'inseguímento del bambino in triciclo nel film ‘'Shining",del grande regista Stanley Kubrick. Qui per evitare scossoni alla macchina da presa nel passaggio fra pavimento e tappeti si è sostituito il normale carrello con la steadycam e per mantenere uniforme la distanza della cinepresa dal bambino, l'operatore viaggiava su una sedia a rotelle opportunamente modificata.
Bella anche dal punto di vista compositivo del paesaggio la scena tratta dal film "Io non ho paura" di Gabriele Salvatores. Da notare come la macchina da presa sembra quasi soffermarsi sulla radio che trasmette la musica che fa da sottofondo alla scena.
Segue la clip del piano sequenza più lungo della storia del cinema (quasi 6 minuti). Si tratta del film del 2006 "Espiazione" (titolo originale "Atonement ") del regista Joe Wright.
Dopo aver visto queste clip è interessante notare quanto un regista può produrre senso ed in modo molto originale senza aver bisogno di staccare la cinepresa dal soggetto/oggetto di ripresa e costruendo un “montaggio” interno alla scena stessa.
Gli unici effetti collaterali di questo modo di concepire una scena possono essere quelli di diventare un’esercizio di stile accademico e/o gratuito
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