Caro navigatore che hai avuto l'incredibile fortuna di far naufragio sul mio blog, sei il benvenuto. Questo blog e’ qui per raccontarti un po’ di me attraverso la passione che ho per il cinema ed in particolare per quello amatoriale di viaggio. Non che mi aspetti che la cosa sia di alcun interesse per chiunque non mi conosca gia’. Condividere la nostra esperienza, significa offrire ad altri la possibilità di conoscerci così come noi ci percepiamo riscoprendo il nostro valore. Ci permette inoltre di trovare cose comuni e punti di contatto sentendosi così vicini e sviluppando sentimenti di unione. Il filmmaker è colui che realizza un corto, un documentario, uno spot pubblicitario, oppure realizza un prodotto audiovisivo curando tutte le fasi della realizzazione, dalla progettazione alla sceneggiatura, alle riprese, al montaggio. Una delle più importanti scoperte che feci ancora all'epoca in cui frequentavo le superiori è che il film è il più potente mezzo di comunicazione personale esistente sul pianeta. Nella propria tavolozza creativa, il film dà spazio a tutte le arti come fossero colori ben distinti: fotografia, musica, grafica, scrittura, belle arti, illustrazione, studi visivi e critici ecc. Il modo in cui un filmmaker miscela questi colori gli consente di imprimervi la propria firma, unica come la sua impronta.


Informazioni personali

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Busto Arsizio, Varese, Italy
Bolognese d'origine, trapiantato in Lombardia . Tra me ed i miei interessi c'è una correlazione talmente stretta che non saprei dire dove finiscano gli uni e cominci io o viceversa. Tra questi interessi prediligo la settima arte, mi piace un sacco imprimere in una ripresa un’azione, un momento di vita, quello che il mondo ci offre di bello e di brutto; diceva François Truffaut « Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia »

sabato 5 novembre 2011

IL LINGUAGGIO DEL CINEMA - Uno sguardo dietro lo schermo 2


LA PROFONDITA' DI CAMPO


E' l'inquadratura in cui tutti gli elementi rappresentati, sia quelli in primo piano che quelli di sfondo, sono perfettamente a fuoco.
La profondità di campo nel cinema fu una delle caratteristiche delle origini. Pensiamo per esempio all'Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei Fratelli Lumière. Qui sono a fuoco sia il treno che arriva - lo vediamo in Campo lungo - sia i passeggeri che in seguito scendono - li vediamo in vari piani di ripresa.
Ma un uso magistrale della profondità di campo lo fa O.Welles in "Quarto potere" (titolo originale: "Citizen Kane"). In questo modo evita gli stacchi e riesce a mettere a ''fuoco'' anche ciò che c'è dietro (uso magistrale del grand'angolo e del teleobiettivo) così la profondità di campo conduce direttamente al Piano Sequenza, una ripresa continua senza stacchi - che sarà poi utilizzata da J.L.Godard.
Questo lo si vede nella clip che segue.


Inizia il secondo flashback del film, come se fosse Thatcher direttamente a narrare. Siamo nel 1871 e Thatcher è alla pensione della madre di Kane, con il giovane ragazzo Charles che gioca fuori nella neve con lo slittino, inquadrato anche nella scena d'interno, tramite la virtuosistica profondità di campo che lo mostra attraverso la finestra.
I genitori del piccolo Kane decidono di affidare il figlio al banchiere Tatcher affinché questi lo porti con sé in città. L’inquadratura si struttura su tre piani distinti, che ne strutturano la profondità e che determinano i diversi rapporti di forza dei vari personaggi in scena: il bambino sullo sfondo (ignaro del proprio destino), in mezzo il padre (che cerca invano di opporsi alla decisione), in primo piano il tutore e la madre (i veri artefici di quanto sta accadendo).


IL PIANO SEQUENZA:

Il piano sequenza, formalmente, si può semplicemente definire come una sequenza costituita da un'unica inquadratura, fissa o in movimento, priva di stacchi  al suo interno (capace comunque, per lo più , di comporre un'autonoma unità scenico-narrativa).
Si può dire che il piano sequenza è l'essenza stessa del cinema che "si fa vedere senza farsi vedere", senza ricorrere alla sua forma espressiva principe, il montaggio. Nel piano sequenza il linguaggio del cinema trova compiutezza nella complessità del movimento della macchina da presa, la cui dinamica (o staticità) è già un montaggio di più scene-inquadrature che si fondono in un'unica scena-sequenza.
La storia del cinema pullula di memorabili piani sequenza che hanno caratterizzato un film, contraddistinto un autore, fatto epoca e "scuola". Vediamone alcuni esempi:

Un esempio famoso di piano sequenza è la scena dell'inseguímento del bambino in triciclo nel film ‘'Shining",del grande regista Stanley Kubrick. Qui per evitare scossoni alla macchina da presa nel passaggio fra pavimento e tappeti si è sostituito il normale carrello con la steadycam e per mantenere uniforme la distanza della cinepresa dal bambino, l'operatore viaggiava su una sedia a rotelle opportunamente modificata.

            



Bella anche dal punto di vista compositivo del paesaggio la scena tratta dal film "Io non ho paura" di Gabriele Salvatores. Da notare come la macchina da presa sembra quasi soffermarsi sulla radio che trasmette la musica che fa da sottofondo alla scena.


Segue la clip del piano sequenza più lungo della storia del cinema (quasi 6 minuti). Si tratta del film del 2006 "Espiazione" (titolo originale "Atonement ") del regista Joe Wright.



Dopo aver visto queste clip è interessante notare quanto un regista può produrre senso ed in modo molto originale senza aver bisogno di staccare la cinepresa dal soggetto/oggetto di ripresa e costruendo un “montaggio” interno alla scena stessa.
Gli unici effetti collaterali di questo modo di concepire una scena possono essere quelli di diventare un’esercizio di stile accademico e/o gratuito 

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