Caro navigatore che hai avuto l'incredibile fortuna di far naufragio sul mio blog, sei il benvenuto. Questo blog e’ qui per raccontarti un po’ di me attraverso la passione che ho per il cinema ed in particolare per quello amatoriale di viaggio. Non che mi aspetti che la cosa sia di alcun interesse per chiunque non mi conosca gia’. Condividere la nostra esperienza, significa offrire ad altri la possibilità di conoscerci così come noi ci percepiamo riscoprendo il nostro valore. Ci permette inoltre di trovare cose comuni e punti di contatto sentendosi così vicini e sviluppando sentimenti di unione. Il filmmaker è colui che realizza un corto, un documentario, uno spot pubblicitario, oppure realizza un prodotto audiovisivo curando tutte le fasi della realizzazione, dalla progettazione alla sceneggiatura, alle riprese, al montaggio. Una delle più importanti scoperte che feci ancora all'epoca in cui frequentavo le superiori è che il film è il più potente mezzo di comunicazione personale esistente sul pianeta. Nella propria tavolozza creativa, il film dà spazio a tutte le arti come fossero colori ben distinti: fotografia, musica, grafica, scrittura, belle arti, illustrazione, studi visivi e critici ecc. Il modo in cui un filmmaker miscela questi colori gli consente di imprimervi la propria firma, unica come la sua impronta.


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Busto Arsizio, Varese, Italy
Bolognese d'origine, trapiantato in Lombardia . Tra me ed i miei interessi c'è una correlazione talmente stretta che non saprei dire dove finiscano gli uni e cominci io o viceversa. Tra questi interessi prediligo la settima arte, mi piace un sacco imprimere in una ripresa un’azione, un momento di vita, quello che il mondo ci offre di bello e di brutto; diceva François Truffaut « Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia »

giovedì 10 novembre 2011

IL LINGUAGGIO DEL CINEMA - Uno sguardo dietro lo schermo 3

IL FUORI CAMPO

E’ la parte esclusa dall’inquadratura e quindi tutto ciò che accade fuori del campo visivo della macchina da presa, ma è presente nello spazio adiacente (il set). Sta alla fantasia dello spettatore immaginare e ricreare il fuori campo che tramite le tecniche cinematografiche gli viene descritto. Il fuori campo può essere parte dello svolgimento della trama del film (diegetico), quindi possiamo averne percezione grazie a sguardi del personaggio fuori campo, voci, rumori o musiche che poi nelle inquadrature successive potrebbero anche entrare in campo. Se invece il fuori campo è extra-diegetico, per esempio una voce narrante che nulla ha che vedere con i personaggi del film, il fuori campo rimane tale.

Nella clip che segue, tratta dal film "C'era una volta il West" di Sergio Leone, l'arrivo della locomotiva, atteso da tre sgherri, è annunciato a lungo dal suo rumore, ma sulle rotaie non si vede (tranne un breve quadro di azione parallela); questo è un esempio di fuori campo diegetico.



Mentre nella clip che segue tratta dal film del 1956 "I dieci comandamenti" di Cecil B. De Mille la voce narrante è extradiegetica.




SGUARDI E PUNTI VISTA
Sono sia il luogo in cui è situata la macchina da presa, che coincide con lo sguardo del regista che dà una visione parziale della realtà, sia il posto in cui si trova lo spettatore che segue il film.
Il punto di vista è situabile pure in una dimensione astratta, in cui l'autore si identifica con un immagine che mostra il passaggio da una situazione filmabile ad una situazione filmata.
Vediamo uno per volta questi punti di vista: l’angolazione dell’inquadratura rispetto alla realtà rappresentata è convenzionalmente normale quando "l’occhio" della cinepresa si trova all’altezza media dell’occhio umano.
Se è normale, cioè i lati orizzontali dell’inquadratura sono paralleli al piano di riferimento (il pavimento o il terreno), l’autore non intende sottolineare la propria intrusione nella narrazione filmica. Il discorso cambia quando l’inclinazione della macchina da presa è dall'alto, dal basso o obliqua (vedi la clip dal film "Notorius" nel mio post "Uno sguardo dietro lo schermo 1".
La prospettiva che fa riferimento alle modalità con cui è stata realizzata l’inquadratura è quella che in genere si esprime con l’angolo di ripresa. La prospettiva che fa riferimento ai soggetti che vi prendono parte, invece, può essere distinta in due modi: soggettiva e oggettiva. La prima mostra allo spettatore ciò che sta vedendo uno dei personaggi del film, vale a dire il “suo” punto di vista. La seconda, invece, mostra cose e persone secondo l’ottica di uno spettatore esterno rispetto alle vicende narrate. All’interno di un film questi due tipi di punti di vista il più delle volte convivono insieme. 
La clip che segue tratta dal film del 1954 "La finestra sul cortile" di Alfred Hitchcock ne è un esempio  semplificativo





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