Lo spazio e il tempo filmici:
Il montaggio creativo è difficile da definirsi. Si può dire che consista nel servirsi delle riprese di un film, in modo di dare all'insieme un valore molto superiore a quello che avrebbe se fosse costituito semplicemente dai singoli quadri riuniti in un normale ordine logico.
Un film può essere composto di avvenimenti di tutti i giorni, di scene di lavoro in città, o contenere scene che rappresentano le grandi, vuote estensioni di campagna. Ciò nonostante, grazie al montaggio, queste immagini semplicissime possono venire impregnate di qualità espressive particolari, per esempio, sincerità, gioia, sforzo, ecc.
Non è possibile dare regole sul come fare per ottenere simili effetti, perchè essi risultano dalla associazione di molti processi creativi differenti. Si può, tuttavia affermare che se il cinema è divenuto un mezzo di espressione incomparabile, lo deve al montaggio. Il montaggio nel senso Iato del termine, si differenzia dal dialogo, dagli allestimenti scenici, dalla fotografia, dalla composizione musicale ecc. proprio perchè se questi sono mezzi d'espressione che possono tutti sussistere al di fuori del cinema, esso rimane un mezzo tipicamente ed esclusivamente cinematografico.
Fra gli elementi narrativi controllati dal montaggio, i più importanti sono il tempo e lo spazio filmico.
Nella vita reale il tempo scorre regolarmente. Non si può tornare indietro e neppure prevedere quello che verrà. In un film invece, tutto questo è facilmente realizzabile, per di più, il tempo reale può essere allungato o compresso a volontà.
Quanti film sono realizzati con le azioni parallele, le azioni ritornate, azioni accelerate e ritardate! Tutto ciò mantenendo l'illusione della realtà.
Cosa ancor più comoda, possiamo facilmente mettere la ripresa di un uomo realizzata ieri o l'anno passato, vicino ad una scena dello stesso uomo fatta oggi, senza che il pubblico se ne accorga.
In altre parole possiamo creare un nostro tempo. La stessa cosa succede con lo spazio. Nella vita reale se volete viaggiare da Milano a Boston, dovete percorrere la distanza che separa queste due città. In un film, si può fare lo stesso viaggio in una manciata di secondi.
Questo può sembrare, superficialmente, come chiudere una porta aperta. Supponete per esempio, di montare una sequenza immaginaria, che richiede la creazione dì un concetto tempo e spazio particolare. Supponete di aver visitato Boston l'anno scorso, con vostra moglie (marito), e di averla ripresa mentre passeggia per questa città. Prendete ora la vostra cinepresa e girate alcune scene nella vostra città (Roma, ad es.). Vi sarà possibile costruire una sequenza così: vostra moglie scende dalla metropolitana e si avvia verso la superficie; nella ripresa seguente passeggia per Quincy Market. Girando un angolo attraversa Piazza S. Pietro e subito dopo guarda l’Old State House. Potete riunire questa sequenza in modo che essa si svolga pienamente, dando al pubblico l'impressione che, in realtà, le riprese sono state fatte nell'ordine della loro presentazione, nello spazio e nel tempo corrispondente.
Il risultato non è molto interessante in se stesso, ma ha l'effetto di mettere in rilievo il completo controllo da parte del montatore del tempo e dello spazio, qualunque sia la sequenza sulla quale lavora. E, cosa più importante, ci suggerisce la possibilità di costruire una sequenza convincente partendo da riprese senza relazione fra loro, senza relazione, ben inteso, parlando del momento in cui sono state realizzate. In altre parole, possiamo far sì che il pubblico accetti per reale un avvenimento che non si è mai verificato. Entriamo, in sostanza, nel regno quanto mai artificioso del linguaggio cinematografico che, ripetiamo, non ha limiti.
Con questo post concludo l’argomento del montaggio, lascio a voi il compito di approfondirne gli aspetti, di sperimentare, di creare un vostro stile.
La clip che segue tratta dal mio film “Colori d’Africa” rappresenta l’attraversamento dello Chott el Djerid in Tunisia: man mano che si percorre la strada che collega Douz a Tozeur, la rara vegetazione arbustiva scompare, si entra in un paesaggio fantastico per 50 km fatto di nulla, poi ecco apparire nuovamente la vegetazione.
Lo Chott el-Djerid è un lago salato situato nel sud-ovest della Tunisia, in una depressione tra le oasi di Tozeur e di Nefta da un lato e tra Kebili e Douz ai confini del deserto del Sahara dall'altro, copre una superficie di circa 6.000 km², per una lunghezza di 250 km circa ed una larghezza di 20 km; è il più esteso lago salato della regione.
La sua superficie è composta da un agglomerato di cristalli di sale poggianti su un fondo sabbioso ed argilloso.
Nell'antichità veniva identificato con il leggendario lago Tritone. Plinio ed Erodoto lo hanno citato, assegnandogli una posizione geografica confusa.
Ci sono stata ed è un luogo molto suggestivo.
RispondiEliminaBuona serata